Giro d’Italia, Contador bis in maglia rosa a Milano. Secondo Aru, ultima tappa al belga Keisse

Dall’inviato Attilio Celeghini

Milano, 31 mag. (LaPresse) – Milano, Approdo del Re. Il trono d’Italia è nuovamente di Alberto Contador. L’uomo dei Grandi Giri non ha smentito la missione che gli ha riservato il destino. Dominare gli avversari, sempre e comunque, infliggendo lezioni di classe, stile, personalità. E’ stato così anche in questo Giro d’Italia, dove lo spagnolo ha sprigionato nuovamente la sua furia rosa. Terzo titolo, non due come recitano gli almanacchi ufficiali, tiene a precisare con fierezza il ‘Pistolero’ che ovviamente mai digerirà la revoca del trionfo 2011 in seguito alla discussa squalifica retroattiva per doping. Il cammino che ha condotto il capitano della Tinkoff Saxo sul gradino più alto del podio è stato praticamente perfetto. Si è dimostrato più forte delle avversità e dei sussulti di crisi nei quali perfino un fuoriclasse come lui può incappare in tre settimane. Ma è proprio lì, negli inciampi con cui si diverte spesso e volentieri il destino nel mondo dello sport, che emerge tutto il valore dei Grandi.

Vedi il giorno nero di Castiglione della Pescaia, segnato dalla lussazione alla spalla sinistra rimediata in una volata stile mucchio selvaggio. Un infortunio che ha fatto temere il clamoroso ritiro e l’addio al sogno della doppietta Giro-Tour. Il dolore però non ha scalfito i sogni di gloria del ‘Pistolero’, capace di rialzare prontamente la testa e rimettere in riga i rivali anche quando hanno – poco cavallerescamente? – provato ad approfittare dei suoi guai. La voce del padrone è riecheggiata sul Mortirolo. Lo stop forzato causa problema meccanico non ha fatto che rendere ancora più impressionante, anzi epico, il successivo scatto di rimonta sui fuggitivi. Sgarbo restituito con l’azione da urlo sul Monte Ologno, dove lo spagnolo ha danzato sui pedali con il sapore della vendetta a fare da corroborante e inflitto un pesante mazzata ai sogni rimonta degli avversari. Dove le gambe hanno tentennato, è subentrata la testa. Gli attimi di incertezza sull’ascesa del Colle delle Finestre, quella pedalata a zig zag così insolita per il re delle salite, hanno rischiato di mandare in mille pezzi il capolavoro affrescato fino a quel momento. In quella fase, la più difficile del suo Giro, la lucidità doveva scacciare la paura e ritrovare le ultime forze rimaste mentre davanti l’azione solitaria di Aru regalava scampoli di illusione al pubblico azzurro. Pericolo, se si può ritenere tale, scampato: perché uno che ha alzato le braccia al cielo in tutti i Grandi Giri non può certo permettersi di avere paura.

E così, varcato l’ultimo ostacolo che lo sperava dal trionfo finale, Contador ha spiccato il volo verso Milano. Un cammino condotto da uomo solo al comando. Non può sfuggire il fatto che lo spagnolo sia stato spesso costretto a tenere un atteggiamento da ‘ghe pensi mi’, gestendo in solitaria alcune situazioni complicate vista l’assenza di compagni vicini a lui nei momenti clou. L’apporto della Tinkoff al suo capitano non si è rivelato all’altezza del gran lavoro fatto dall’Astana per Aru. Ma ci sarà tempo e modo per le valutazioni in casa del team russo, obbligatorie nella marcia di avvicinamento al Tour de France e – chissà – alla Vuelta. Con l’ambizione di Contador ogni obiettivo è possibile. Di certo, sarebbe un ‘Triplete’ da sogno per vergare il proprio nome a caratteri sempre più grandi nel libro degli Dei della bicicletta. Nell’attesa di quello che verrà, oggi non si può che fare una cosa: rendere omaggio al ritorno del Re.