Giro d’Italia, sangue freddo Contador: Non ho avuto paura, mantenuto autocontrollo

Dall’inviato Attilio Celeghini

Sestriere (Torino), 30 mag. (LaPresse) – Perdere una maglia rosa così avrebbe avuto l’amaro sapore della beffa. No: quel momento di crisi avvertito sulla dura salita del Colle delle Finestre, con la minaccia del duo Astana Aru-Landa pronto a rosicchiare ogni secondo possibile, non poteva essere il classico sassolino che va a guastare l’ingranaggio di un meccanismo fino a quel momento semplicemente perfetto. La grandezza di Alberto Contador è uscita fuori lì, lungo quella durissima ascesa tra le Alpi e il cielo. Il ‘Pistolero’ ha mantenuto la serenità e la lucidità necessaria, gestendo il ritardo dalla ‘compagnia dei celestini’ con grande intelligenza. Il vantaggio accumulato in classifica era del resto rassicurante, il panico non poteva rimpiazzare la consapevolezza di essere il più forte: e così che il viaggio di ‘sopravvivenza’ verso Sestriere viene letto da Contador come un ostacolo previsto, non come uno scampato pericolo.

“Se ho avuto paura? No”, mette in chiaro lo spagnolo. “Ho guardato con molta cautela i miei rivali, studiato le situazioni di gara. Sapevo di avere molto tempo e conoscevo bene l’ultima parte della tappa. Ho mantenuto l’autocontrollo, perché se pensi che puoi perdere, rischi di gestire il gap con troppa ansia e la crisi può peggiorare. In discesa, poi, ho fatto quello che dovevo”. A proposito della ‘crisi’, lo spagnolo prova a fare chiarezza sui motivi’: “Se ho sbagliato nell’alimentazione? Stamattina il mio peso era basso, a causa della tappa di ieri. Non ci ho dato molta importanza. Forse non ho bevuto come dovevo, il problema penso sia stato quello, non la fame”. Nei km che contavano la maglia rosa non ha potuto contare sull’apporto dei compagni della Tinkoff, come si è visto in altri giorni. Ancora una volta è stato un ‘Pistolero’ solitario, ma guai a dirgli che ha vinto il Giro praticamente con le sue sole forze: “Ai compagni che lavorano come hanno lavorato, non posso che dire solo grazie. Senza di loro, malgrado le apparenze, non avrei questa maglia. Abbiamo lottato fianco a fianco con l’Astana, che – bisogna riconoscerlo – è stata ad un livello superiore rispetto a tutti gli altri”.

E proprio il team kazako, con la ‘firma’ di Aru, si è preso il successo di tappa che forse avrebbe insaporito di epica il suo dominio. A prendersi i riflettori, 24 ore dopo Cervinia, è stato ancora il suo diretto rivale in classifica: “Mi congratulo con Fabio. Ci sono state giornate in cui ha sofferto, è riuscito a recuperare. Ha corso un finale di Giro fantastico. Un voto? Non può che essere un dieci. E’ secondo in classifica, ha vinto due tappe, è giovane, che altro si potrebbe chiedergli? In lui rivedo il Contador degli inizi”. In attesa della passerella di domani verso Milano che lo incoronerà vincitore, si può finalmente sorridere perché le fatiche sono ormai alle spalle: “Sapevo che il Giro sarebbe stato molto ‘esigente’. Abbiamo lavorato molto per riprendere le fughe: è stato faticoso, molto più – ammette – di quanto avrei pensato. Ma sapevo che prendere parte al Giro e al Tour sarebbe stato duro. Ora penso a riposarmi al massimo, penso già a come arrivare in Francia nella miglior condizione possibile”. Al traguardo di Sestriere non è sfuggito quel segno del ‘tre’ fatto con la mano. Una risposta evidente agli almanacchi ufficiali che non contano il titolo conquistato nel Giro 2011, revocato dopo la squalifica. “Ho vinto il Giro tre volte, tutti lo hanno visto. E nessuno del resto mi ha mai detto il contrario”. E qui emerge tutto l’orgoglio di Alberto Contador, il signore del Giro 2015.