L’INTERVISTA Calcio, Belotti: Super Palermo non è solo Dybala-Vazquez

di Attilio Celeghini

Torino, 18 feb. (LaPresse) – Carpe diem. Così si potrebbe riassumere l’attuale filosofia calcistica di Andrea Belotti, classe 1993, attaccante del Palermo che ha messo nel mirino l’Europa. Il ‘Gallo’, soprannome che gli hanno affibbiato per il curioso gesto di esultanza (la mano che mima la cresta) dopo i gol, è indicato come una delle grandi speranze del calcio italiano: punto fermo della Nazionale Under21 di Di Biagio, che gli chiede i gol per dare la scalata al prossimo Europeo di categoria, il ragazzo di Calcinate vuole ritagliarsi uno spazio importante anche in campionato, nell’attacco della squadra illuminata in questa stagione dalle magie dell’inamovibile duo Vazquez-Dybala. Lui, Belotti, coglie l’attimo. Facendosi sempre trovare pronto quando Beppe Iachini gli regala spazio: vedi, per citare un’occasione, la doppietta siglata a Napoli nella prima partita da titolare in Serie A, lo scorso 24 settembre. Le sue prime due reti nella massima serie, il primo punto d’arrivo dopo essere partito dalle giovanili dell’Albinoleffe e aver calcato i campi di Lega Pro, prima di approdare nell’estate 2013 al Palermo, con cui vive la promozione dalla Serie B alla A. Esordire nei massimi campionati “è un’emozione indescrivibile, è il sogno che coltivi sin da piccolo, perché è lì che vedi giocare i tuoi idoli”, racconta Belotti a LAPRESSE. “E una volta che ci arrivi, senti di aver centrato il tuo obiettivo primario”.

D. Attaccante con già parecchi gol pesanti all’attivo, ma nasci come centrocampista.

R. All’inizio giocavo da centrocampista centrale. Nella prima stagione con le giovanili dell’Albinoleffe mi hanno spostato a fare l’esterno offensivo. Poi, nel primo biennio della Primavera, siccome c’era solo una punta, mi hanno provato in quel ruolo. E lì sono rimasto. Devo moltissimo ad Andrea Pala, tecnico di quella Primavera: mi ha dato tanta fiducia.

D. I tuoi modelli di ispirazione? R. L’idolo resta Shevchenko. Poi Torres, anche se è un po’ in declino. Mi piacciono inoltre Aguero e Suarez. E, anche se sembra banale come risposta, ovviamente Ronaldo e Messi, due extraterrestri. Senza dimenticare Ibrahimovic. Mi piacerebbe, un giorno, giocare al fianco di uno di loro.

D. Le star di questo Palermo sono Dybala e Vazquez. Al resto della squadra non dà un po’ fastidio che in copertina ci siano sempre loro? R. Sicuramente Paulo e Franco stanno facendo un campionato straordinario ed è logico che ‘escano’ di più i loro nomi. Però non va scordato che, dietro, c’è l’aiuto della squadra. Molti gol nascono dal lavoro degli altri giocatori. Il merito dei risultati di questo Palermo è di tutti.

D. Tutti parlano bene di te, vieni indicato come il centravanti della Nazionale del domani, ma fatichi a ritagliarti spazio nella tua squadra di club. Un paradosso.

R. Sicuramente un po’ spiace, come spiacerebbe a chiunque. Giocare è la cosa più bella per un calciatore. Quanto ai complimenti, li prendo come uno stimolo per migliorare.

D. Come vivi la situazione?

R. Dybala e Vazquez hanno dimostrato di meritarsi il posto. Ma quando sono stato scelto io, non sono stato da meno. Ho fatto il mio quando c’era da sbloccare l’incontro. L’importante, anche per mettere in difficoltà Inchini nelle sue scelte, è farsi trovare pronti in qualsiasi occasione, che sia ad inizio gara o in corso. Il rapporto con il mister? Lui è fondamentale per la mia crescita”.

D. Quanto è difficile per un giovane trovare spazio in Serie A? Meglio l’estero? R. Nei campionati stranieri non si ha paura di far giocare un giovane, se ha qualità. Ultimamente in Italia si sta provando a dare più spazio, ma siamo ancora lontani. Si può e si deve fare di più. Se fossi il presidente della Lega Serie A, per migliorare il nostro campionato la prima cosa che farei è valorizzare i giovani italiani, che sono tanti. Ma a pochi viene offerta la possibilità di mettersi in mostra.

D. Sempre in tema di estero, in quale campionato ti piacerebbe giocare? R. Sicuramente l’Inghilterra. Ma tutto, prima, passa dal Palermo.

D. Che piazza è quella di Palermo per un calciatore? R. Particolare. Ma come tutte, alla fine, quando le cose vanno bene c’è serenità. E quest’anno la squadra sta andando alla grande. Se vai in giro vedi la gente contenta, si parla bene di questo Palermo capace di stupire tutti giorno dopo giorno.

D. Sei uno dei punti di forza della Nazionale Under 21, a giugno sarai all’Europeo in Repubblica Ceca. Dove potete arrivare? R. Se nei playoff sono uscite due big come Francia e Spagna, significa che le squadre arrivate in fondo hanno qualità importanti. L’Italia in questi due anni ha fatto un percorso di crescita notevole, è uscito fuori lo spirito di squadra, la predisposizione al sacrificio. E così siamo riusciti ad arrivare primi nel girone davanti a Serbia e Belgio. Possiamo arrivare lontano e anche vincere. Abbiamo i mezzi e le carte in regola per mettere in difficoltà chiunque. E l’Europeo è fondamentale anche per arrivare all’obiettivo successivo, le Olimpiadi di Rio.

D. Giochi in una squadra che non è tra le ‘big’ di Serie A. Cosa ne pensi della polemica su Lotito dopo le sue parole riguardanti le ‘provinciali’? R. Non commento, sono cose esterne all’ambiente strettamente calcistico. Non sono affari miei. Il calciatore deve fare il calciatore”.