Roma, 2 set. (LaPresse) – Iniziativa della Lazio per sensibilizzare sui marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone trattenuti in India. I giocatori biancocelesti scederanno in campo con il fiocchetto giallo sulle maglie per chiedere la loro liberazione. “E’ un’iniziativa che abbiamo già fatto, due anni orsono”, ha spiegato in un’intervista a ‘Il Tempo’ il patron Claudio Lotito, “sono stato il primo in Italia. Inizieremo la prossima settimana di campionato. I particolari li dobbiamo ancora concertare, vogliamo, in pratica, giocare con il fiocco”. Lotito spiega poi cosa significhino per lui e per la squadra i due marò. “Innanzitutto – aggiunge – ci deve essere il rispetto per chi rappresentano. In questo momento a livello internazionale abbiamo perso una forza contrattuale. Noi abbiamo uno spirito di accoglienza e non mi sembra che questo spirito alberghi in altri Paesi. I due marò sono stati trattati come dei delinquenti comuni, in realtà non lo sono. L’imputazione nei loro confronti è molto grave”.
“Non tutti hanno il mio impegno? Io ritengo – prosegue – sia un obbligo civico. Non a caso a livello calcistico il presidente Tavecchio ha posto un problema: chi rappresenta l’Italia deve sentirsi un brivido nella schiena. E chi rappresenta il nostro Paese deve avere l’orgoglio dell’appartenenza, di rappresentarlo, ma anche la tutela nel momento in cui opera nell’interesse del Paese. I marò sono stati seguiti, ma non tutelati al cento per cento, e la prova è che ancora non siamo riusciti a portarli a casa”. Lotito non si sbilancia sulla ‘troppa morbidezza’ italiana sulla questione, piuttosto che sull’eccessiva durezza indiana. “Non conosco le trattative – apiega – e non posso esprimere giudizi, una cosa è certa, se fosse capitato a un altro Paese, per fare due esempi Israele e la Germania, probabilmente questo non sarebbe accaduto”.
“E’ necessario – conclude – che si mobiliti tutta l’opinione pubblica, cosa che ultimamente non è più accaduta, perché in questo Paese si è perduto l’orgoglio dell’appartenenza, l’orgoglio di essere italiani e di rappresentare la nostra bandiera nel mondo. Ormai siamo permeati da un clima nel quale ognuno tutela i propri interessi, dimenticando che facciamo parte di una grande comunità. Bisogna risvegliare questo spirito patriottico, di comunione, perché chi difende le nostre istituzioni ha il diritto, nei contesti internazionali, di avere la certezza di essere tutelato e non soltanto dal punto di vista formale, ma anche sostanziale”.