Torino, 21 lug. (LaPresse) – “Nella vita di un professionista ci sono alti e bassi, ma sono gli alti e i bassi di un privilegiato. Sono stato attaccato crudelmente. Va bene. Ma non devo sentirmi una vittima. Non ne ho il diritto”. Lo ha detto Cesare Prandelli in una intervista esclusiva al Corriere della Sera in edicola questa mattina. L’ex ct è tornato ovviamente sulla fallimentare spedizione dell’Italia in Brasile che lo ha portato a rassegnare le dimissioni da ct della Nazionale dopo l’eliminazione nella fase a gironi. “Un umiliazione? Umiliazione è anche vedere la nostra Italia che arranca in tutti i settori, purtroppo”, ha aggiunto il neo tecnico del Galatasaray. “Le critiche feroci ci stanno. Ma quando leggi e ascolti certi attacchi di tipo personale…”, ha detto ancora Prandelli. L’ex ct ha quindi riassunto così cosa non ha funzionato in Brasile: “È il progetto che non ha funzionato! Pensavamo di giocare in un certo modo e non ci siamo riusciti. Pensavamo di mettere in difficoltà la Costa Rica e non ce l’abbiamo fatta. Questo era il progetto tecnico. Ed è fallito. Punto. La responsabilità è mia”.
“Il campionato mi ha dato indicazioni – ha spiegato ancora Prandelli – e ho cercato di seguirle. Ho pensato che, con gente di qualità in mezzo al campo, avremmo trovato facilità di manovra e profondità con gli esterni. Con la Costa Rica non ha funzionato. Avevo Cerci, Insigne, Cassano, Balotelli, quattro attaccanti che in campionato hanno mostrato il loro valore. Non siamo riusciti a creare una palla gol e siamo andati dodici volte in fuorigioco. Ho messo quei quattro e pensavo di vincere la partita. E, ripeto, ho fallito”. Determinanti anche le condizioni ambientali in cui si è giocato, frutto di un sorteggio che non ha certo favorito l’Italia. E alla domanda se sia dipeso da una Federazione non più così forte come in passato, l’ex ct ha replicato: “Io mi ricordo i giornalisti italiani al sorteggio. Tre giorni a gridare ‘Vergogna! Ci hanno trattato come la squadra ultima al mondo!’ Poi si sono dimenticati tutto”. Sulle convocazioni, solo due rimpianti: “Rifarei tutto? Sì. Con Montolivo e Giuseppe Rossi la squadra aveva dimostrato una buona identità. Dopo gli infortuni, abbiamo dovuto cambiarla”.
“Conte in Nazionale potrà trasmettere la sua carica? No, diventa difficile. Il ct della nazionale ha pochissimo tempo. Puoi ovviare, in parte, se hai un blocco di giocatori di una squadra”, ha detto Prandelli. Tipo il blocco Juve… “Sì, assolutamente. Ma sono questioni che affronterà Conte, se verrà scelto”, ha aggiunto. Nel frattempo il tecnico ha lasciato la Juve, al suo posto è arrivato Allegri, ma se non avesse già firmato per il Galatasaray probabilmente ora avrebbe potuto esserci proprio l’ex ct azzurro. “Per due volte sono arrivato vicino a quella panchina, ma sono orgoglioso della scelta che ho fatto di restare a Firenze. Credevo in quel progetto sportivo”, ha rivelato Prandelli. Visto il collega Conte, peggio lo stress da vittorie o lo stress da sconfitte? “Una volta Conte ha detto ‘perdere è come morire’. Quindi sì, posso credere che oggi lui viva uno stress da vittorie”, ha dichiarato Prandelli.
Prandelli ha quindi difeso il capitano Gigi Buffon dalla critiche piovuto dopo il gol preso contro la Costa Rica. “Se critichiamo Buffon dopo 142 partite in Nazionale non abbiamo capito cosa ha fatto. La questione è un’altra. La Germania – ha spiegato l’ex ct – quando ha avuto difficoltà, si è chiesta: qual è la nostra squadra più importante? Non ha risposto Bayern o Borussia. Ha risposto ‘Germania’ e tutti si sono messi al servizio della Nazionale. Nelle squadre italiane giocano il 38% di italiani. La stessa Juve ha sei titolari stranieri. Puntare sui settori giovanili!, dicono. Ma se sono pieni di stranieri? Di cosa stiamo parlando?”. Prima della scelta del nuovo ct bisognerà eleggere un nuovo presidente federale, tra i possibili candidati anche Demetrio Albertini: “Ho lavorato con Demetrio quattro anni. È un uomo perbene, sa il fatto suo, ha avuto esperienza internazionale come calciatore. Ma anche lui sa che non è una persona che cambia il sistema. È il nostro calcio che va rivisto. Ripeto, dobbiamo partire da una domanda: qual è la squadra più importante in Italia? Non è la tua Inter, non è la Juve, la Roma, la Fiorentina o il Milan. È la Nazionale. Solo così si arriva preparati ai grandi eventi”. Quindi Prandelli è tornato sul modo in cui è stato trattato dopo l’eliminazione e le sue dimissioni: “Il diritto di critica è sacrosanto. Ma dev’essere mantenuto nei limiti della verità, della civiltà e delle proporzioni. Secondo me chi ha scritto e detto certe cose si deve vergognare”.
Capitolo Balotelli. Mario è un ragazzo fondamentalmente buono. Non è un ragazzo cattivo. Ma vive in una sua dimensione che è lontana dalla realtà. Ma non vuol dire nulla”, ha detto Prandelli. “A 24 anni ha la possibilità di fare tesoro di questa grande esperienza”, ha aggiunto l’ex ct ora allenatore del Galatasaray in Turchia.
“La cosa che mi ha ferito di più? L’accusa di essere scappato. L’idea della fuga. Non è vero. L’ho dimostrato nella mia vita, personale e professionale”, ha sottolineato. “È successo a Parma, dopo il crac Parmalat: sono scappati in tanti, io sono rimasto e con la mia squadrettina siamo arrivati quinti. È successo a Firenze. Non sono scappato. Sono rimasto al mio posto da solo, con i dirigenti inquisiti in Calciopoli, e nonostante questo, senza penalizzazione, saremmo arrivati secondi in campionato”, ha ricordato. “E non sono scappato dalla federazione: siamo tutti dimissionari! Quindi io non sono scappato da nes-su-no. Fuga? Fuga de che?”, ha dichiarato ancora Prandelli. L’ex ct ha quindi rivendicato con orgoglio le tante iniziative nel sociale che hanno caratterizzato la sua esperienza alla guida della Nazionale: “Dicono che sono un uomo di marketing. Marketing vuol dire portare gli azzurri a Rizziconi (su un campo sequestrato alla ‘ndrangheta, ndr ), dai terremotati, negli ospedali dei bambini, ad Auschwitz? Se questo è marketing, lo faccio tutti i giorni! E vorrei che altri lo facessero!”.
Ancora Prandelli sulla situazione del nostro calcio. “Una volta c’erano eroi poveri in campo e benestanti sugli spalti: applauso garantito. Oggi il contrario. In campo ci sono persone ricche e sugli spalti persone sempre più povere. Risentimento assicurato. Siamo dei privilegiati, dobbiamo essere comprensivi e generosi”, ha detto. Per l’ex ct non è stato possibile spiegare tutto questo e poi dare la notizia del trasferimento in Turchia. “Non c’era tempo. Mi hanno chiamato dal Galatasaray, poi richiamato. ‘Siamo una grande società. Abbiamo messo in stand-by otto allenatori per te…’. E poi il campo. Avevo il bisogno fisico di mettere le scarpette e tornare in campo. Quando cadi dalla bicicletta da bambino devi risalirci subito. Le persone che mi vogliono bene mi vedevano in uno stato comatoso. Lo dovevo anche a loro. Vado a fare il mio lavoro, è una sfida, mi rimetto in gioco”. Non tutti hanno capito, però: “Pensa, mi hanno accusato perfino di ‘non essere rimasto a elaborare il lutto’. Ma questo non è compito dei defunti!”. Ora Prandelli è l’allenatore del Galatasaray. “Vero: io con il mio Galatasaray, a caccia della quarta stella, il 20° scudetto”, ha detto. “Io di nuovo alla guida della Nazionale? Assolutamente. Il mio tempo azzurro è passato”, ha dichiarato Prandelli. “La Nazionale galleggia ancora e si rimetterà a navigare. I giocatori potranno riscattarsi”, ha concluso.