di Attilio Celeghini
Val Martello (Bolzano), 27 mag. (LaPresse) – Finalmente Quintana. L’atto di forza del colombiano, uno dei protagonisti più attesi della vigilia del Giro d’Italia 2014, vale il successo della 16/a tappa e la maglia rosa. I segnali di ripresa lanciati nelle ultime uscite dall’uomo di punta della Movistar erano ben più di un indizio. La frazione più dura di questa edizione, con partenza da Ponte di Legno ed arrivo inedito in Val Martello dopo 139 km, segnata dalle pessime condizioni meteo che fino a ieri ne avevano messo in dubbio lo svolgimento, è semplicemente una manifestazione di potenza e classe dello scalatore sudamericano, che scalza il connazionale Rigoberto Uran dalla vetta della classifica. Un’impresa d’altri tempi, costruita attraverso i passaggi su Gavia e Stelvio, mitiche vette intrise di leggenda, e che tuttavia viene ‘macchiata’ da un giallo.
E’ destinata, infatti, a lasciare non pochi strascichi polemici la decisione della direzione del Giro di adottare una sorta di ‘safety car’ lungo la discesa dello Stelvio, ovvero una motocicletta, con annessa bandiera rossa alzata, al fine di segnalare gli eventuali rischi e agevolare la sicurezza. Un ordine che innesca un caso: molte ammiraglie, infatti, sostengono di aver compreso che la discesa sarebbe, di fatto, stata neutralizzata. Per questo alcuni corridori, come Uran e Aru, si sarebbero ‘risparmiati’ lungo la discesa, ‘favorendo’ indirettamente Quintana che ha fatto scattare la sua azione, culminata poi nella vittoria finale. La direzione si difende: mai parlato di neutralizzazione. Il risultato è un’incomprensione che scatena la rabbia delle squadre e avvelena il finale di una bellissima tappa nel quale si rende protagonista anche il canadese Ryder Hesjedal (Garmin Sharp), ottimo secondo (a 8″) davanti al francese Pierre Rolland (Europcar).
Ad inizio corsa, il primo vero attacco lo porta il colombiano Robinson Chalapud: è lui a transitare per primo al Passo Gavia (2168 metri), con 47″ di vantaggio sui connazionali Arredondo e Pantano. Nei successivi km si susseguono molti cambiamenti in testa, per alcuni tratti a tirare la carovana si pone Franco Pellizzotti. Lungo la strada verso lo Stelvio, si forma quindi un gruppetto di otto corridori, formato da Cataldo, Kiserlovsk, Dupont, Pellizzotti, Pantano, Vuillermoz, Rosa e Niemec. All’inseguimento dei battistrada, il francese Geniez, che riuscirà ad aggregarsi ai primi. Il gruppo della maglia rosa ha più di 2″ di ritardo, a tirare sono gli uomini della Tinkoff Saxo. Nel frattempo, viste le condizioni meteo rese difficili dal nevischio e dal freddo polare, la direzione del Giro annuncia la decisione che scatenerà le polemiche. Pensando che la discesa sia neutralizzata, alcuni corridori ne approfittano per respirare e vestirsi pesante. Prima della discesa però c’è da applaudire Dario Cataldo, che si stacca dai battistrada e passa in solitaria l’arco della Cima Coppi 2014, a 2758 di quota. Dopo l’abruzzese della Sky, che si appresta a coprire la lunga discesa, a transitare sullo Stelvio sono in sequenza Chalapud, Dupont e Pantano. Ai -50 km, ci sono 50″ tra l’italiano e Dupont, Vuillermoz e Pantano. Per quello che riguarda gli uomini di alta classifica, il gruppo di Quintana è distanziato di 1’55”, mentre quello di Uran, che comprende anche Aru, è a 2’55”.
Verso la fine della discesa, Cataldo può vantare 3’40” di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Inizia a ‘scaldarsi’ Quintana: ai -25 km il gruppo del colombiano agguanta Vuillermoz, Dupont e Pantano e si lancia all’inseguimento della testa della corsa, pronto ad affrontare l’ultima, terribile salita, che presenta un dislivello di 1430 metri. L’italiano della Sky deve gestire, ma sa che non ci riuscirà, 1’30” di vantaggio dal gruppo di Quintana, formato da Rolland e Hesjedal. Il colombiano aumenta l’andatura e ai -20 il distacco è di 1’14”. Il terzetto acciuffa Cataldo, che inizialmente si accoda e poi gradualmente si stacca, mentre le nuvole che avvolgevano inizialmente la Val Martello lasciano il posto a sprazzi di sole. Quintana ha ormai svelato le carte: vuole la vittoria, possibilmente arricchita della maglia rosa. Ai – 10, il colombiano, Rolland ed Hesjedal hanno 2’15” dalla maglia rosa. Quintana tenta l’allungo, solo l’ex vincitore del Giro sembra stargli dietro: il francese alla distanza molla. Dietro, si segnalano i movimenti di Kelderman, Aru, Pozzovivo e Majka. Uran prova a stringere i tempi, ma il suo è ormai un lento addio alla maglia rosa. Nell’ultimo, infernale km, nonostante il canadese faccia ricorso alle ultime energie, esce infatti fuori tutta la classe del colombiano: è lui il re degli scalatori, è lui l’eroe della Val Martello. Un finale trionfale, anche se arroventato dalle proteste degli avversari. Uran, staccato di 4’11”, si deve semplicemente inchinare. Ma se l’impresa odierna rischia di pesare in maniera significativa sul destino del Giro, l’impressione è che ci siano ancora delle pagine da scrivere. Domani, intanto, è in programma la Sarnonico-Vittorio Veneto di 208 km, occasione per velocisti o attaccanti.