Roma, 10 set. (LaPresse) – “Il problema del razzismo è ovunque nel mondo. La tendenza di queste persone che credono che il colore della pelle faccia le persone stesse è dettata dall’ignoranza e dalla mancanza di comprensione. Dobbiamo capire le ragioni del perché siamo quello che siamo”. Lo dice a margine della conferenza stampa di presentazione del ‘Mennea Day’ Tommie Smith, l’ex primatista mondiale dei 200 metri che alle Olimpiadi di Città del Messico 1968 salì sul podio ascoltando l’inno statunitense con il pugno guantato di nero alzato verso il cielo. “Quando sanguini, il colore del sangue è uguale per tutti, non varia in base a quello della pelle”, prosegue Smith. “Dobbiamo alzare il livello della conoscenza per togliere l’ignoranza e l’odio”.
“Balotelli? E’ chi non lo conosce, è un grande, probabilmente il migliore al mondo. Deve continuare a fare quello che fa ma mostrare più amore. Le persone gli fanno ‘buu’ non per ignoranza, ma per gelosia e lui deve dimostrare la sua forza contraccambiando con l’amore”, prosegue Smith che parla anche del possibile abbandono del campo di gara da parte di atleti di colore in caso di cori razzisti nei loro confronti: “E’ un diritto umano – dice l’ex velocista -, un sacrificio per ogni atleta che evidentemente ne sente la necessità”.