Serie A, Fiorentina e Udinese in Europa. La Roma doma il Napoli

Pescara, 19 mag. (LaPresse/Italia Media) – Alla luce dei risultati della 38/a e ultima giornata di Serie A, il Milan si qualifica per i preliminari di Champions League. Fiorentina e Udinese si qualificano invece per l’Europa League.

ILLUSIONE FIORENTINA. Si è illusa per 85′ la Fiorentina di poter centrare la clamorosa qualificazione in Champions ai danni del Milan. Il successo a valanga dei viola sul Pescara, con la tripletta di uno scatenato Ljaijc, però, alla fine non è stato sufficiente in virtù del ribaltone nel finale dei rossoneri a Siena. Chissà quanti rimpianti può covare ora la Fiorentina per la gara d’andata contro gli abruzzesi al Franchi: quei tre punti persi in casa alla fine sono costati carissimo. Senza storia la partita all’Adriatico: un occhio al campo e un orecchio alle radioline ma dopo un quarto d’ora i viola già mettono la freccia grazie a Ljajic, che deve solo appoggiare in rete su cross basso di Cuadrado.

Quando poco dopo Ljajic firma il raddoppio con un bel diagonale su assist di Matj Fernandez e contemporaneamente arriva la notizia del gol del Siena con Terzi la Fiorentina ci crede. Al terzo gol firmato da Matj Fernandez (tiro ad incrociare da fuori area, prima rete in viola per lui) prima della mezzora inizia un’altra partita, che si gioca solo a Siena. C’è spazio per la firma di Jovetic al 9′ della ripresa prima della tripletta personale di Ljajic e del gol della bandiera di Vittiglio ma la doccia ghiacciata arriva da Siena. Balotelli e Mexes firmano il successo del Milan e spediscono all’inferno la Fiorentina. Da segnalare nel finale l’esordio in maglia viola di Giuseppe Rossi.

IL MIRACOLO UDINESE CONTINUA. Il miracolo Udinese continua a ripetersi. Toglietele giocatori, ‘abbassatele l’asticella’ degli obiettivi, ma la squadra di Guidolin continuerà a stupire. Contro l’Inter arriva l’ottava vittoria di fila e, con essa, la qualificazione all’Europa League. La partita di San Siro è una festa, e pazienza per l’Inter che aggiorna il record storico di sconfitte: ben 16. La partita inizia subito male, con Juan Jesus, che fa andare via Pinzi per l’1-0 friulano. Al 10′ il 2-0 di Domizzi, che di testa mette in rete una punizione di Di Natale prolungata da Basta. Juan Jesus al 12′ accorcia le distanze, anche grazie a una papera di Brkic, poi il portiere nega il pari a Rocchi. L’Inter spinge, ma al 41′ arriva la 23esima perla in campionato di Di Natale, un destro così bello da incantare anche Handanovic. La goleada continua nella ripresa. Gabriel Silva in contropiede fa 4-1, Rocchi accorcia al 21′ su assist del rientrante Palacio, ma Muriel, al 21′ mette il punto esclamativo approfittando di un altro pasticcio, stavolta tra Handanovic e Nagatomo.

ROMA DOMA NAPOLI ALL’OLIMPICO. Festa per pochi all’Olimpico: vince la Roma, che però per salvare la stagione deve solo vincere la Coppa Italia domenica, non riesce a centrare né la sesta vittoria di fila né il record di punti della sua storia il Napoli. Per il suo addio a quattro anni di crescita e successi Mazzarri aveva chiesto alla sua squadra l’ultimo sforzo, per entrare ancor di più nella storia e battere un primato risalente ai tempi di Maradona ma la ciliegina non è arrivata anche se resta la torta di un secondo posto da incorniciare. Finisce con il successo della Roma una gara che non aveva peraltro altri significati che non celebrare l’ultima panchina azzurra dell’allenatore di San Vincenzo ed il risultato ci sta tutto perché dopo un avvio promettente il Napoli si scioglie i giallorossi crescono. Sembrava avere la testa al derby di coppa con la Lazio la squadra di Andreazzoli che ha quasi tutti i migliori (Totti, De Rossi e Osvaldo) fuori mentre negli azzurri il turnover è a metà anche se va subito fuori Pandev, infortunato dopo 7′ e sostituito da El Kaddouri.

La partita la fa il Napoli ma solo a metà: aggressivi e con un pressing alto gli azzurri anche se nel primo tempo sono troppo leziosi, specie negli ultimi 20 metri dove pure si rendono pericolosi con Cavani ed Hamsik prima di protestare per un intervento più che dubbio in area di Torosidis sul Matador. Il brivido maggiore prima dell’intervallo quando Rosati salva sul diagonale di Marquinho e Destro sotto porta colpisce in pieno il palo. A dare una scossa alla gara il gol in avvio di ripresa di Marquinho, una botta di destro (che non è il suo piede) di controbalzo che fa secco Rosati. Mazzarri inserisce Armero per Britos e passa alla difesa a quattro ma al 13′ si ritrova già sotto di due reti grazie al sesto gol in campionato di Destro che approfitta di una dormita della difesa, aggira Rolando in scioltezza e piega le mani a Rosati. Non vorrebbe chiudere con una sconfitta Mazzarri prima dei saluti finali e spedice nella mischia anche Calaiò ma il suo Napoli oggi non c’è. C’è però Cavani che riesce a mettere dentro a 6′ dalla fine il suo 29esimo sigillo e chissà che anche il suo non sia un addio.

LAZIO KO CONTRO IL CAGLIARI. Chiude al settimo posto la Lazio che ora deve puntare tutto sulla Coppa Italia di domenica nel derby con la Roma per tornare in Europa. Il ko subìto dal Cagliari in un Nereo Rocco di Trieste desolatamente vuoto fa scivolare i biancocelesti alle spalle dei cugini in classifica, mentre l’Europa League se la gode l’Udinese che maramaldeggia a San Siro con l’Inter. Gara godibile e giocata a buon ritmo. Del Cagliari l’occasione migliore nel primo tempo proprio allo scadere. Giocata strepitosa di Avelar, che salta un difensore con un colpo di tacco per poi presentarsi al tiro da posizione defilata: tiro forte e preciso che colpisce la traversa a Marchetti battuto. Ripresa sullo stesso clichè fin quando la scossa arriva dal gol di Dessena. Punizione dalla sinistra pennellata da Cossu per la testa del centrocampista che sorprende la difesa laziale e mette alle spalle di Marchetti. È il gol che regala l’ultima gioia ai sardi.

IL PARMA ESPUGNA PALERMO. Poco pubblico al Barbera per salutare la serie A, poca voglia da parte del Palermo di ben figurare in una partita in cui le motivazioni, in teoria, mancavano anche al Parma. E invece gli emiliani giocano per davvero, meritandosi, a tratti, addirittura gli applausi dei tifosi siciliani. Come al 38′, quando Gobbi, al volo su assist di Valdes, spara un sinistro all’incrocio degno di un vero bomber. Il Palermo non ha il tempo di reagire, perché il Parma in sette minuti segna altri due gol. Prima con Valdes, che conclude uno slalom in area rosanero con un sinistro a giro perfetto; poi con Belfodil, che in contropiede va a segnare il 3-0 prima dell’intervallo. Negli spogliatoi Sannino chiede una reazione d’orgoglio ai suoi, mandando dentro Dybala e rischiando il tutto per tutto. All’appello risponde Miccoli, forse all’ultima partita in rosanero, da capitano vero. Il salentino colpisce un palo clamoroso al 21′, poi dieci minuti dopo firma il gol della bandiera con una splendida punizione. Applausi per lui e per il Parma, al Barbera cala il sipario sulla serie A.

BIANCHI E L’ULTIMO GOL CON IL TORO. Torino-Catania contava poco per la classifica, ma tanto per il cuore di Rolando Bianchi, attaccante destinato a lasciare la squadra granata. Partito dalla panchina, Bianchi riesce comunque a salutare con un sorriso i suoi tifosi, segnando la rete che regala il pari alla squadra di Ventura e nega al Catania il quarto successo esterno del proprio brillante campionato. Sempre avanti gli etnei, sempre pronto a rimontare il Toro. Al 26′ segna Almiron, che finalizza una splendida azione marcata Castro-Bergessio. In avvio di ripresa la replica di Cerci, che smarcato da Brighi piazza la palla dove Frison non può arrivare. Dieci minuti ed è 2-1, con un destro di Bergessio che fa 13 centri in A, suo nuovo record. Ma il Catania non ha fatto i conti con la classe di Cerci e la grinta di Bianchi: assist del primo e guizzo del secondo, condito da un esultanza rabbiosa. Gol numero 77 in maglia granata per Bianchi: non basterà a convincere Cairo a prolungargli il contratto, ma di sicuro per farlo rimpiangere ai tanti tifosi del Toro.

In collaborazione con www.sportevai.it