Torino, 7 mag. (LaPresse) – “Se resto alla Juve e quali acquisti chiederò? Ci vuole rispetto per i miei giocatori e per la società. Di queste cose parlerò con il presidente e Marotta. Sceglierne due tra Ibra, Suarez e Higuain? A loro non si può dire di no. Prenderei tutti e tre. E per vincere la Champions non bastano mica…”. Così Antonio Conte in una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport in cui guarda al futuro, ma ripercorre anche i suoi primi due anni da tecnico dei bianconeri entrambi coronati con la vittoria dello scudetto.
“In confronto al Barcellona, noi abbiamo fatto un figurone col Bayern? Mi hanno accusato, dopo il 2-0 di Monaco, di rassegnazione. No, ero solo sereno. Avevamo incontrato una squadra più forte. Ai miei giocatori – ha spiegato il tecnico bianconero – non potevo chiedere di più. La distanza è ancora ampia, si può recuperare a patto che si facciano i giusti passi. E noi abbiamo bruciato i tempi. Questo è un rischio: non dobbiamo illuderci dopo i due scudetti e i quarti in Champions. La strada è lunga”.
“Più difficile vincere o rivincere lo Scudetto? Entrambi bellissimi e complicati. Il primo era inaspettato, non eravamo favoriti e forse neppure considerati. Superare una corazzata come il Milan e restare imbattuti per un campionato è stato un capolavoro”. Così Conte a proposito dei due scudetti vinti. “Confermarsi non è mai semplice – ha aggiunto il tecnico juventino – gli altri ci aspettavamo, in più dovevamo gestire l’impegno in Champions. E poi c’è stata la zavorra del calcioscommesse…”.
Conte parte dall’inizio per raccontare i suoi due anni in bianconeri, ecco come ha convinto Agnelli. “Le parole arrivarono da dentro. Ero un tifoso della Juve e la vedevo impaurita – racconta – una nobile decaduta che scendeva in campo attendendo le mosse dell’avversario. Mentalità da provinciale. Il rischio, dopo i fatti di Calciopoli e due settimi posti, era proprio quello. Cosa proposi? La mia idea di calcio dove il talento è al servizio dell’organizzazione di squadra”.