Torino, 26 apr. (LaPresse) – “Questa squadra ha un grande potenziale. La sento mia, mentre con le altre ero, diciamo, un osservatore privilegiato. Questa è una mia creatura”. Sono le parole del presidente bianconero Andrea Agnelli in una lunga intervista rilasciata al ‘Financial Times’, dove rievoca il lungo rapporto, personale e della sua famiglia, con la ‘Vecchia Signora’. “I nostri 90 anni alla proprietà ne fanno la più longeva nello sport a livello globale rispetto a qualsiasi altra”, spiega Agnelli che poi entra nel delicato tema di Calciopoli. Il numero uno bianconero sottolinea come la squadra sia stata punita per “comportamento antisportivo”, non per frode sportiva. “Moggi telefonava agli arbitri? Come un sacco di altri, come è emerso”, chiarisce il presidente.
“Il nostro marchio è uscito rafforzato dalla risalita incredibile. Questo ci ha dato l’opportunità di ribadire, in maniera più forte, quanto siamo forti e orientati a condurre il sistema italiano”, dice Agnelli con riferimento alla ‘rinascita’ della Juventus dopo la retrocessione in Serie B. Il discorso si sposta poi sulla profonda crisi del calcio italiano, da tempo alla ricerca dell’appeal perduto. “Se si pensa alla situazione perfetta per un top team, si pensa ad una miscela di Inghilterra, Germania e Spagna”, spiega Agnelli. “Il calcio italiano, così come l’Italia, ha bisogno di riforme strutturali. Pochi anni fa, il nostro Paese era ad un bivio: come vogliamo affrontare i problemi e rimanere competitivi? Abbiamo scelto di non fare nulla. Nel calcio – sottolinea il presidente della Juventus – è necessario uno sforzo condiviso su temi come violenza, stadi, protezione dei marchi. In questo momento non abbiamo nemmeno un governo, e di conseguenza neanche un ministro dello Sport”.