Agnelli: Juve ha bruciato tappe ma servono riforme per calcio italiano

Torino, 26 ott. (LaPresse) – “In 24 mesi abbiamo saputo tutti insieme bruciare le tappe, anche se lo scudetto vinto non ci deve far dimenticare il nostro mandato: vincere mantenendo un equilibrio economico e finanziario per garantire alla società, ai tifosi e agli azionisti una prospettiva di medio-lungo termine adeguata alla Juventus”. Parole del presidente bianconero, Andrea Agnelli, in occasione dell’assemblea degli azionisti. “Il passivo di bilancio si è dimezzato rispetto alla stagione 2010/2011 – ha aggiunto – I numeri testimoniano che la situazione è drasticamente mutata, anche se sappiamo che il percorso è ancora molto lungo e irto di difficoltà”.

Successivamente Agnelli ha analizzato la situazione in cui versa il movimento italiano: “l calcio italiano si trova di fronte a un bivio. Dopo i fasti degli ultimi trent’anni, stiamo vivendo un declino rapidissimo che non accenna a diminuire – ha spiegato – Il suo modello di sviluppo è bloccato da alcuni fattori che riflettono molto fedelmente la crisi in cui versa il nostro Paese”. “Non ho grandi dubbi su quale sarà tra 20 anni il club più amato. La Juventus avrà ancora milioni di tifosi e i colori bianconeri continueranno a colorare gli stadi con le sciarpe. Ma quali stadi? – ha proseguito – tutti noi dobbiamo chiederci che cosa sarà diventato il calcio italiano tra alcuni anni. Molte nazioni hanno vissuto un declino calcistico, ma nessuna ha avuto un crollo così veloce. Siamo in presenza di un tracollo strutturale che non può essere spiegato solamente con la crisi economica”.

Per migliorare la situazione secondo Agnelli è necessaria una riforma strutturale: “La Juventus sostiene una riforma strutturale del calcio professionistico, che non può più vivere essendo trattato al pari del movimento di base – ha detto – Chi sostiene il contrario condanna l’Italia alla marginalità europea e mondiale”. “I campionati di Serie A e B rappresentano l’unico vero patrimonio sportivo ed economico del movimento – ha sostenuto ancora il presidente – senza di essi il calcio continuerà ad essere lo sport più amato e praticato, ma sarà un fenomeno locale. L’Italia nel 1997 era prima nel ranking Uefa e seconda per numero di spettatori allo stadio e per fatturato. Oggi siamo quarti: Inghilterra, Spagna e Germania si stanno distanziando e presto Francia e Portogallo li seguiranno”.

Gli altri temi che il calcio italiano dovrebbe affrontare, per Agnelli, sono una “riforma dei campionati, del numero delle squadre professionistiche e del settore giovanile. Riforma dello status del professionista sportivo, oggi regolato da una legge del 1981”. E ancora: “Riforma della legge Melandri, senza tornare alla contrattazione individuale, ma con una migliore applicazione dei principi da essa stabiliti. Tutela dei marchi. Legge sugli impianti sportivi”.

Infine una battuta sulla giustizia sportiva. Anche in questo campo Agnelli auspica un cambiamento perché: “non può trattare investimenti da milioni di euro come le dispute di un piccolo circolo sportivo”.

Riguardo alla parte economica Il bilancio dell’esercizio chiuso al 30 giugno 2012 che viene sottoposto alla approvazione degli azionisti evdenzia una perdita di 48.654.550 milioni di euro. Per l’esercizio 2012/2013 – si legge nel bilancio della società – prevede un netto miglioramento del risultato economico in quanto, a fronte degli effetti economici negativi (ammortamenti e retribuzioni) derivanti dal processo di rinnovamento della rosa della Prima Squadra, la Società beneficerà dei ricavi derivanti dalla partecipazione alla Uefa Champions League e di un ulteriore moderato incremento dei ricavi da stadio e da diritti radiotelevisivi. “A fine esercizio dovremo iniziare a generare cassa”, ha spiegato l’amministratore delegato Aldo Mazzia. L’indebitamento finanziario netto a breve termine è previsto, ancora per l’esercizio 2012/213, in ulteriore aumento come conseguenza, in particolare, degli investimenti effettuati nelle ultime due stagioni sportive che, generalmente, hanno manifestazione finanziaria dilazionata in più esercizi.