Roma, 1 ott. (LaPresse) – “Serenità è un termine che mi piace; penso si possa parlare di un clima di grande serenità, dove gli arbitri stanno facendo bene il loro lavoro”. Così il presidente dell’Aia (Associazione italiana arbitri) Marcello Nichi ai microfoni di ‘Radio anch’io’ su Radio1, facendo il punto sulla partenza della classe arbitrale dopo le prime giornate di campionato. “Prosegue il trend positivo degli anni precedenti – ha aggiunto Nicchi – siamo partiti con il piede giusto”. Naturalmente critiche non mancano e non mancheranno: “Come categoria siamo da sempre preparati alle polemiche e ad accettare con serenità le critiche costruttive – ha puntualizzato il presidente – e da queste partiamo per migliorare”.
Ai microfoni di ‘Radio anch’io’ il presidente dell’Aia insiste molto sulle caratteristiche di ‘team’ assunte dagli arbitri italiani: “Abbiamo giovani preparati e importanti dal punto di vista tecnico, che si integrano molto bene con gli esperti. Nel mondo arbitrale sono scesi in campo dei temi e un regolamento più uniforme. Gli arbitri italiani si comportano come se fossero in un team”. Rispetto al passato, spiega, manca un arbitro protagonista, fuoriclasse rispetto agli altri colleghi e capace di attirare l’attenzione su di sè. Un fatto, questo, che Nicchi giudica positivo. “Questo fa sì – afferma – che gli arbitri abbiano tutti molta personalità e che possano fare bene squadra. Questo anche per merito dei più esperti che fanno crescere i giovani facilmente”. Per Nicchi questo essere “maggiormente squadra” ha migliorato anche la percezione della gente nei confronti degli arbitri. “Gli errori ci sono – ha puntualizzato Nicchi – ma tutti si rendono conto che non c’è dietro un mandante”.
La novità più grossa di questo campionato è l’introduzione dell’arbitro di porta, tema affrontato da Marcello Nicchi nel corso dell’intervista, contrapponendolo alla tecnologia e al dibattito internazionale che si esprime nella rivalità tra Blatter e Platini. “Il problema politico tra Blatter e Platini non ci interessa – ha commentato Nicchi – perché il fattore umano è quello che fa divertire la gente, e poi l’arbitro addizionale ha visto subito una rete su cui la telecamera ha impiegato un pomeriggio”. Il presidente dell’Aia ha aggiunto che “certamente i costi esistono, ma rispetto a quelli dei giocatori sono i costi della carta igienica”. Nicchi torna poi sul concetto di squadra anche in relazione a questo punto, considerandolo decisivo per l’introduzione dell’arbitro addizionale: “Abbiamo potuto farlo perchè c’è molta vicinanza tra arbitri di A, B, C; per questo siamo stati i primi a farlo, Germania e altri paesi che hanno più arbitri rispetto a noi non sono ancora riusciti a farlo”.