Calcioscommesse, Conte: Sbagliato patteggiare, sono innocente

Torino, 21 ago. (LaPresse) – “C’è una cosa che non rifarei se potessi tornare indietro: accettare controvoglia il patteggiamento. Non si patteggia l’innocenza anche se gli avvocati ti consigliano di farlo perché è un’opportunità e i rischi del dibattimento sono alti. E’ stato un errore”. Il giorno dopo l’udienza del processo d’appello sul calcioscommesse, l’allenatore della Juventus Antonio Conte, dice la sua verità in una intervista esclusiva alla Gazzetta dello Sport. “Certo – prosegue il tecnico sospeso per fatti avvenuti quando era alla guida del Siena – non avrei ammesso nulla, ma si sarebbe percepita una cosa diversa. Ecco, anche se oggi avessi la certezza dei tre mesi di stop, la mia risposta sarebbe no. Su un fatto concordo con i giudici: 90 giorni non erano una pena congrua. Quella giusta è zero: non ho commesso nè illeciti, nè omesse denunce”.

L’allenatore campione d’Italia si dice comunque fiducioso sul buon esito della vicenda e nel lavoro dei magistrati: “Sono convinto che leggeranno le carte con attenzione evitando, con il proscioglimento, un’ingiustizia. Ho la coscienza a posto, non penso possa dire lo stesso chi ha gettato fango su di me”. Chiero il riferimento al suo grande accusatore Filippo Carobbio, un ex giocatore che ha ammesso di aver truccato partite per anni. “Il fenomeno del calcioscommesse va stroncato – dice Conte – ma non si può squalificare una persona in questo modo, senza nessun riscontro. Chiunque può alzarsi, puntare il dito su qualcuno e mandarlo al macello. Dei giudici ho fiducia, del sistema meno”. Per il tecnico juventino n passaggio è fondamentale: “Se per assurdo avessi ammazzato delle persone, il tifoso juventino sarebbe lo stesso pronto a difendermi. Per gli altri accade il contrario. Ma questa storia va al di sopra delle fazioni. Voglio che la gente sappia che una cosa così può capitare a chiunque. Per questo quando le Procure avranno finito le indagini, penso che la Federcalcio debba chiedersi se le regole attuali del processo sportivo siano rispettose della difesa di un tesserato e delle società quotate in Borsa. Credo si possa coniugare la lotta alle combine con un dibattimento meno sommario: vi sembra normale quello dove i difensori non hanno la possibilità almeno di controinterrogare un pentito considerato credibile anche quando si contraddice in modo evidente? I collaboratori sono tutelati in modo spropositato”.

Conte cita poi il pm di Cremona, Roberto Di Martino, secondo cui la sua posizione dovrebbe essere archiviata. “Non avendo trovati riscontri alle accuse – spiega Conte – la logica imporrebbe un proscioglimento. E la giustizia deve avere una logica. La storia insegna che i nomi eccellenti alzano il valore della collaborazione e magari permettono patteggiamenti stracciati a chi accusa”. E finalmente si arriva a parlare delle accuse di Carobbio. “Perché Carobbio avrebbe deciso d’inventarsi le accuse per le gare con Novara e AlbinoLeffe? Perchè gli avevo negato un permesso per assistere alla nascita della figlia? Anche qui fatico a trovare una risposta. Certo – dichaira Conte – tornassi indietro valuterei con più attenzione quella richiesta. Il parto è un momento importante nella vita di una coppia. Secondo Carobbio avrei annunciato il pari combinato durante la riunione tecnica, davanti a tutta la squadra? Accusa insensata: sarei stato così fesso da rendermi ridicolo e ricattabile da 25 giocatori? Lo stesso Carobbio fa riferimento al mio discorso: intenso e carico di motivazioni. E dopo averli spronati per lui avrei concluso dicendo ‘comunque pareggiamo’? Ma che senso ha?”.

In riferimento ai sospetti della procura di Cremona sulle partite del Siena del campionato vinto con lui in panchina, Conte non ha dubbi: “Se qualcosa è avvenuto, è successo alle mie spalle”. Il gip Salvini ha puntato il dito sui giocatori. Mentalità sbagliata e consuetudine di ‘regalare’ partite, specie a fine stagione, sono terreno fertile per gli illeciti. “A obiettivi raggiunti – replica l’allenatore della Juve – un rilassamento è naturale. Ma questo non vuol dire permettere a dei criminali di rovinare il calcio Se la frase ‘meglio due feriti di un morto’ è un’uscita infelice? Se la frase è riferita a una situazione sportiva, dove ognuna delle squadre in modo autonomo e tacito cerca e trova un risultato gradito, ci può stare. Se invece la intendiamo come una pianificazione del risultato, è inaccettabile”.