Cremona, 16 giu. (LaPresse) – Si saprà oggi se l’uomo al centro dell’inchiesta sul calcioscommesse, il portiere del Benevento ed ex della Cremonese, Marco Paoloni potrà tornare in libertà. Nel carcere Ca’ del Ferro di Cremona restano solo lui e l’ex capitano del Bari Antonio ‘Mekelele’ Bellavista delle 16 persone arrestate il 1° giugno scorso nell’ambito dell’inchiesta sulle partite truccate. Entrambi i giocatori hanno preferito non rispondere alle domande del gip Guido Salvini. Paoloni, nell’interrogatorio con il procuratore capo di Cremona, Roberto Di Martino, ha invece parlato per oltre 6 ore respingendo ogni addebito e spiegando di aver sempre giocato “per vincere”.
Nel frattempo, spuntano altre gare che potrebbero essere state al centro di “combine”. Il bookmaker austriaco Skysport365 ieri mattina ha depositato in procura a Cremona un esposto riguardante 31 incontri di serie A, serie B e Lega Pro sulle quali sarebbero confluite scommesse sospette. Oltre ai 4 match già segnalati agli investigatori cremonesi (Bari-Livorno, Atalanta-Piacenza, Benevento-Cosenza e Taranto-Benevento), il responsabile dell’area legale della società, Francesco Baranca, ha consegnato la lista di altre 27 partite sospette. Baranca ha anche tenuto ad aggiungere che la collaborazione con la procura è sempre stata ottima e che “se non ci fosse stata questa inchiesta, il mondo del calcio avrebbe perso credibilità”.
Gli investigatori cremonesi, affiancati dallo Sco, stanno proseguendo le indagini anche sulle 18 gare individuate nell’ordinanza di custodia cautelare. Del match Atalanta-Piacenza, del 19 marzo scorso, ha riferito durante l’interrogatorio di garanzia l’ex calciatore Gianfranco Parlato. Parlato spiega al gip Guido Salvini che “l`Atalanta paga” e racconta di “40mila euro in contanti” ricevuti da Nicola Santoni, preparatore atletico dei portieri del Ravenna. Poi dice anche di aver diviso la cifra con il titolare di alcune agenzie di scommesse, Marco Erodiani anche se ammette di “aver fatto la cresta”. Della stessa partita parla anche il commercialista bolognese Gianfranco Giannone, che al gip Salvini, durante l’interrogatorio di garanzia, ha spiegato che “dalle informazioni che potevo avere, che in sostanza Atalanta-Piacenza era già una partita fatta. L’avevano già stabilita”.
Giannone racconta che il capitano dell’Atalanta Cristiano Doni, uno dei 28 indagati a piede libero, secondo “alcune voci” avrebbe preso parte alla combine. “Doni è uno che nell’ambiente si sa, che è uno che gioca – spiega Giannone al magistrato – gioca pesante e quant’altro. Quindi, la partita di fatto l’aveva fatta lui”. Giannone al magistrato però tiene a precisare di non conoscere direttamente Doni, ma di aver raccolto voci solo dall’ambiente delle scomesse: “Ho avuto dopo una serie di riscontri tra… perché ho altra gente che scommette e così, che Doni scommetta diciamo…”. Il commercialista spiega di non aver giocato e di non aver pagato i calciatori.
A fare il nome del capitano dell’Atalanta è anche il medico odontoiatra Marco Pirani, che al gip Guido Salvini, durante l’interrogatorio di garanzia, dice: “Di Doni, ecco, da quello che posso sapere io nel mondo del calcio io non è che conosco solo Giorgio Buffone nel mondo del calcio, ne conosco tantissimi di giocatori, Doni è uno che fa partite non a livello di Paoloni, ma quando c’è da fare una partita, o le società, o le squadre avversarie o i giocatori si rivolgono a lui”. E quando il gip gli domanda se il calciatore nerazzurro sia “disponibile”, Pirani risponde di aver saputo da Parlato e Buffone che “non solo è disponibile, bisogna passare tramite lui”.