La pandemia del coronavirus ha trasformato la vita lavorativa e sociale di milioni di adulti del Vecchio continente, così come la quotidianità dei bambini. In mesi di lockdown e restrizioni, la scuola è stato uno dei pochi appigli alla normalità. I governi europei si sono aggrappati agli studi secondo cui le aule non hanno un ruolo decisivo nella trasmissione del Covid-19, mantenendole quindi quanto più possibile aperte. I bambini, secondo quelle ricerche, correrebbero rischi minori di infezione e di sviluppare formi gravi della malattia. Tuttavia, qualcosa è cambiato con l’aggravarsi della seconda ondata e con la diffusione della variante britannica del virus, e c’è chi contesta le scelte dei governi.
In Inghilterra il rientro in classe dopo la pausa invernale era previsto per lunedì, ma il governo ha rinviato di due settimane per superiori e alcune primarie, in particolare a Londra e nel sudest. Mentre i sindacati degli insegnanti chiedono la chiusura di tutte le primarie, il premier Boris Johnson ha invitato le famiglie a inviare i ragazzi in classe, definendole sicure. Lui stesso ha però ammesso che le restrizioni potrebbero aumentare. Intanto, la Scozia ha deciso di imporre un nuovo lockdown, con le scuole chiuse fino al 1 febbraio. In Galles e Irlanda del Nord le riaperture delle aule sono scaglionate nel mese di gennaio.
In Germania, le scuole sono passate alla teledidattica a metà dicembre, quando il numero di contagi è aumentato fortemente. Il Paese è in lockdown e la situazione sarà rivalutata domani dalla cancelliera Angela Merkel e dai governatori degli Stati federati.
In Spagna il rientro nelle classi è previsto per il 7 gennaio. Si susseguono però voci su un possibile rinvio, mentre sindacati e leader locali hanno chiesto una revisione della decisione.
In Francia, gli scolari sono tornati lunedì nelle aule, come previsto. Il ministero dell’Istruzione ha garantito controlli rafforzati, con più test e protocolli sanitari più rigidi quando necessario. I docenti, ha anche previsto, potrebbero esser vaccinati entro marzo. Anche le università cominciano a riaprire, chiuse dal 30 ottobre.
In Irlanda il rientro in classe è previsto per l’11 gennaio, ma i sindacati esprimono preoccupazione e chiedono che il governo rivaluti le misure di sicurezza. La scorsa settimana le vacanze invernali sono state estese per tre giorni, per minimizzare il rischio legato ai contatti nei giorni delle festività.
In Polonia, scuole e università sono tornate alla didattica a distanza, dopo le vacanze invernali. Chi ha meno di 16 anni, inoltre, può lasciare la propria abitazione solo sotto la supervisione di una persona adulta, e soltanto fra le 8 e le 16.
Anche la Grecia ha previsto il ritorno in classe degli “studenti di tutti i livelli d’istruzione” a partire dall’11 gennaio, giorno in cui si concluderà un nuovo rigido blocco. Non sono state annunciate misure preventive di sicurezza ulteriori nelle scuole, che sono chiuse dall’inizio del secondo lockdown il 7 novembre, nè è stata annunciata la priorità di vaccinazione per gli insegnanti. Vari esperti sanitari locali hanno criticato la scelta.
In Turchia, a metà novembre l’istruzione è tornata online. Gli esperti sottolineano che la preoccupazione maggiore è legata ai trasporti pubblici e, nella situazione attuale, non è previsto che il governo allenti le restrizioni in corso. La situazione delle scuole sarà rivalutata nei primi giorni di febbraio, prima del 15 febbraio in cui prende il via il secondo periodo scolastico.