Clima: ultimo avvertimento Onu prima della Cop26, andiamo verso la catastrofe

Il segretario Generale “L’accordo di Parigi è lontano. L’era delle false promesse deve finire"

Il vertice mondiale sui cambiamenti climatici è alle porte, e le Nazioni Unite lanciano un ultimo avvertimento. A scandirlo ci pensa il segretario generale Antonio Guterres: “Andiamo verso la catastrofe”. Ed è per questo che assume il sapore della sfida quella contenuta nel nuovo rapporto dell’Agenzia per l’Ambiente dell’Onu (l’Unep): per salvare il Pianeta bisogna dimezzare le emissioni di gas serra nei prossimi otto anni.

Questo perché – spiega il documento ‘Emissions gap report 2021: the heat is on’, dedicato a mettere in evidenza la differenza tra dove si prevede che saranno le emissioni di gas serra nel 2030 e dove dovrebbero invece essere per evitare gli impatti peggiori dei cambiamenti climatici – il tempo sta per finire: gli obiettivi dell’accordo di Parigi sono lontani (soprattutto il principale, e cioè mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi, puntando a 1,5, rispetto ai livelli pre-industriali) e gli impegni dei Paesi sono scarsi, con molti dei Piani nazionali per il clima che ritardano l’azione fino a dopo il 2030.

Quando manca meno di una settimana alla Cop26 – la ventiseiesima Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici che andrà in scena a Glasgow sotto la presidenza della Gran Bretagna e la co-presidenza dell’Italia (che ha ospitato a Milano la Cop dei giovani) – il punto certo è che sarà una lunga tela quella che gli sherpa dovranno tessere guardando alle conclusioni del rapporto: in questo momento gli impegni dei Paesi sul clima, insieme alle misure di mitigazione, portano il Pianeta a un aumento della temperatura globale di 2,7 gradi entro la fine del secolo; lontano da quei 2 gradi contemplati da Parigi. E allora sul tavolo c’è la soluzione, quella che la scienza indica da tempo: “Per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi in questo secolo il mondo ha bisogno di dimezzare le emissioni annuali di gas serra nei prossimi otto anni”. A questo si possono aggiungere anche altre azioni concrete: come per esempio “la riduzione delle emissioni di metano” delle industrie energivore, delle grandi aziende manifatturiere, della gestione dei rifiuti e dell’agricoltura”, insieme con “regole chiare e definite” per i mercati del carbonio.

L’evoluzione dei Piani in chiave ‘zero emissioni nette’, pur non risolvendo del tutto, “se attuati in modo efficace invece potrebbero limitare il riscaldamento a 2,2 gradi” di aumento medio; un risultato che sarebbe “più vicino all’obiettivo” dei 2 gradi contenuto nell’accordo di Parigi. Non soltanto piani scarsi però. Secondo le Nazioni Unite, per molti Paesi, anche “le opportunità di ripresa dal Covid per stimolare l’economia sostenendo azioni per il clima sono andate in gran parte perse”; solo il 20% degli investimenti totali fino a maggio 2021 ridurrà le emissioni di gas serra (e di questi per quasi il 90% sono sei membri del G20), mentre la spesa per il Covid è stata di gran lunga inferiore nelle economie a basso reddito con 60 dollari a persona rispetto alle economie avanzate con 11.800 dollari a persona.

“Siamo sulla buona strada per una catastrofe climatica – osserva Guterres – il tempo stringe. Il gap di emissioni è il risultato di un gap di leadership. L’era delle mezze misure e delle false promesse deve finire”. E il segretario generale dell’Onu vede proprio nell’appuntamento di Glasgow “il momento per annullare” questo “gap di leadership”. E cominciare a salvare il Pianeta.

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