Morto Valentino Parlato, fu tra i fondatori de “Il Manifesto”

Fu storico membro del Partito Comunista Italiano

Si è spento all'età di 86 anni Valentino Parlato, storico membro del Pci, da cui è stato radiato nel 1969 insieme agli altri fondatori del Manifesto con l'accusa di 'frazionismo'. "Comunista per tutta la vita", come lo ricorda il quotidiano che Parlato ha diretto a più riprese negli anni. Nato a Tripoli il 7 febbraio 1969, si iscrive al Partito comunista libico e nel 1951 viene espulso dal protettorato britannico. Lo stesso anno conosce Luciana Castellina, con cui condividerà, dopo un passaggio all'Unità e a Rinascita, l'esperienza al Manifesto insieme a Lucio Magri e Rossana Rossanda, primi direttori della testata, Luigi Pintor e Aldo Natoli. Anche Parlato va più volte nel tempo al timone del quotidiano comunista, fino al 13 dicembre 2012, quando lo lascia definitivamente, ultimo tra i fondatori, e non senza polemiche. "La crisi non è solo di soldi, ma anche di soldati e di linea", scriveva a Norma Rangeri, "dopo più di quarant'anni sono fuori di questo manifesto che è stata tanta parte della mia vita".

Gran fumatore, si scaglia contro la legge Sirchia considerandola liberticida. Si è raccontato nel documentario del 2005 'Vita e Avventure del Signor di Bric à Brac', realizzato dal figlio Matteo con Roberto Salinas e Marina Catucci, dove ripercorre le tappe fondamentali della sua biografia, dall'infanzia in Libia al comitato centrale di via delle Botteghe Oscure, alla crisi della sinistra "che non si riconosce neanche allo specchio". L'anno scorso ha ammesso di aver votato il M5S scegliendo Virginia Raggi come sindaca di Roma e di aver optato per il no al referendum costituzionale di dicembre. Provocatore fino alla fine, ha anche detto di vedere di buon occhio l'elezione di Trump, per spronare la sinistra a riappropriarsi del suo ruolo.