Una guida su Internet per conoscere le abitudini dei paesi in cui si viaggia. Per ora sono presenti 15 nazioni ma lo strumento è in continuo aggiornamento

Chi sta preparando la valigia per la Grecia dovrà considerare che lì un nostro tipico gesto di saluto, con la mano con le cinque dita tese, è il gesto della mudza, uno dei più gravi insulti che possiamo rivolgere a una persona. In un contesto comunicativo interculturale non è sufficiente parlare la stessa lingua per capirsi davvero. Espressioni, gesti e consuetudini hanno una profonda matrice culturale che si basa sui modelli che caratterizzano una società, ma la differenziano da un'altra. Le cause che possono generare incomprensioni sono riconducibili a fattori linguistici, differenze valoriali, codici non verbali. Come orientarsi, quindi, in giro per il mondo evitando 'epic fail'? Un rapido strumento è la web-mappa interculturale messa a punto da Paolo Balboni e Fabio Caon dell'Università Ca' Foscari Venezia, che permette di consultare in modo rapido alcune delle caratteristiche culturali che possono creare potenziali problemi di comunicazione interculturale. Per ora sono presenti 15 Paesi (Argentina, Austria, Brasile, Cile, Cina, Germania, Grecia, India, Messico, Perù, Russia, Serbia e penisola balcanica, Sudan, Svizzera, Uruguay) ma è continuamente aggiornata da parte degli autori e all'integrazione di nuovi Paesi.

"Sono indicizzate le voci (valori culturali, linguaggi verbali e non verbali, eventi comunicativi) per permettere all'utente non solo di esaminare un Paese ma anche di fare veloci confronti tra diverse realtà culturali e vedere, ad esempio, come a medesimi comportamenti corrispondano percezioni potenzialmente molto differenti" spiega Fabio Caon, direttore del Labcom. "In tema di gesti, ad esempio, consideriamo che in Brasile – spiega Caon – dove la distanza interpersonale scende facilmente al di sotto di quella italiana e il sorriso è considerato un vero patrimonio nazionale, il gesto di 'ok' con la mano alzata e l'indice e il pollice a formare uno zero può essere interpretato come un gesto volgare, alla pari del nostro dito medio alzato. L'ok' è invece espresso dalla mano chiusa a pugno con il pollice alzato. Gesto usatissimo, a Rio de Janeiro con una frequenza sorprendente, non esprime solo approvazione o solidarietà, ma anche 'grazie', 'prego', 'non preoccuparti', 'non c'è problema'. Se un brasiliano è particolarmente soddisfatto dal cibo, invece, si tocca l'orecchio (di solito stringendo leggermente il lobo o la parte esterna dell'orecchio poco più su)".

Restando in Sudamerica, è utile sapere che in Cile è preferibile in un dialogo abbassare il tono della voce per non essere giudicati aggressivi, che il giorno più infausto è il martedì 13 e che se si deve organizzare un viaggio d'affari è meglio tenere d'occhio le sacrosante feste nazionali, fiestaspatrias, che sono numerose e un vero orgoglio pubblico. Las once o la once (alla lettera 'le undici', o 'la undici' è un evento che caratterizza la giornata cilena. Si tratta di un pasto che ha luogo verso le 17 e che si può paragonare a una merenda o a un aperitivo molto ricco, tanto da poter sostituire la cena. L'origine del nome once è incerta e ci sono diverse versioni curiose, più o meno accreditate. L'once può avere luogo sia in ambito privato che lavorativo. Tradizionalmente, a 'le undici' si prende una tazza di tè o di caffè, del pane con burro, avocado, marmellata o paté. Profondamente diversa tra i paesi è la concezione del tempo. Mentre il ritardo nei paesi germanofoni, come Germania, Austria e Svizzera, non è tollerato e viene considerato un segno di scarsa affidabilità e professionalità, nei paesi musulmani – ad esempio, non è concepito come maleducazione. In questi ultimi il tempo è una variabile appartenente a Dio, non gestibile dall'essere umano e ogni riferimento al tempo, allo scorrere dello stesso, a scadenze o a eventi sono sempre accompagnati dall'espressione Inshallah, 'se Dio vuole', concetto che ricorda vagamente la forma italiana 'a Dio piacendo'. Frasi come 'non ho tempo' sono frequenti nel mondo tedesco mentre suonano scortesi, per esempio, per un italiano, che per mantenere i rapporti e salvaguardare l'amicizia preferisce utilizzare espressioni quali: 'mi spiace, ma non posso', in cui non viene proprio menzionato il termine 'tempo'. Interessante però considerare che il valore del tempo, nei paesi germanofoni, si applica anche al tempo libero, come per esempio il cosiddetto Feierabend, il dopolavoro. A quanto pare una vera e propria istituzione.
 

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