Il Pontefice nell'incontro con i rifugiati: "È l’ingiustizia che li respinge e li fa morire in mare"

Il Papa torna a toccare il tema migranti in occasione dell'incontro con i rifugiati arrivati recentemente da Lesco e ospitati da Santa Sede e comunità di Sant'Egidio. "Non è bloccando le navi che si risolve il problema. Bisogna impegnarsi seriamente a svuotare i campi di detenzione in Libia, valutando e attuando tutte le soluzioni possibili. Bisogna denunciare e perseguire i trafficanti che sfruttano e maltrattano i migranti, senza timore di rivelare connivenze e complicità con le istituzioni", le parole di Bergoglio, che ha fatto collocare una croce nell’accesso al Palazzo Apostolico dal Cortile del Belvedere in ricordo dei migranti e dei rifugiati.

"Come possiamo non ascoltare il grido disperato di tanti fratelli e sorelle che preferiscono affrontare un mare in tempesta piuttosto che morire lentamente nei campi di detenzione libici, luoghi di tortura e schiavitù ignobile? Come possiamo rimanere indifferenti di fronte agli abusi e alle violenze di cui sono vittime innocenti, lasciandoli alle mercé di trafficanti senza scrupoli? Come possiamo 'passare oltre', come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano, facendoci così responsabili della loro morte? La nostra ignavia è peccato!", è il monito di Francesco, che poi sottolinea:"Siamo di fronte ad un’altra morte causata dall’ingiustizia. Già, perché è l’ingiustizia che costringe molti migranti a lasciare le loro terre. È l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e a subire abusi e torture nei campi di detenzione. È l’ingiustizia che li respinge e li fa morire in mare". 

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