Trento, 30 lug. (LaPresse) – “Nel giro di qualche anno il ghiacciaio Mandrone si taglierà in due o più parti. Il che significa che le porzioni più fragili scompariranno. Con le alte temperature, la polvere del Sahara e l’affioramento di parti rocciose che assorbono tutte le radiazioni accelerando la fusione, si sono aperte infatti delle grandi voragini circolari. L’acqua di fusione durante l’estate si infiltra e trasporta calore all’interno del ghiacciaio formando delle gallerie che aumentano di dimensioni. Le strutture poi collassano nelle zone pianeggianti. In questo caso si frammenta la massa, si perde superficie e si isolano porzioni di ghiaccio”. Così a LaPresse Enrico Valcanover, presidente della Commissione glaciologica della Sat, la Società alpinistica tridentina che con i suoi 150 anni è la più antica del Paese, che ogni anno misura e certifica lo stato di salute dei ghiacciai del Trentino. “Oggi abbiamo almeno 3 di queste aperture, in particolare dove c’è il cambio di pendenza del ghiacciaio – ha aggiunto Valcanover che l’altro ieri è salito sul ghiacciaio per le osservazioni qualitative -. In quella porzione di ghiacciaio si è aperta una finestra rocciosa che determinerà la frammentazione”.
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