Roma, 2 apr. (LaPresse) – “Io ho una casa dove vivo sempre, estate e inverno, da 22 anni. Non è una seconda, terza o quarta casa, come dicono loro. Non è un’abitazione abusiva e si trova in località Torre Faro. Il mio condominio ricade al centro esatto dell’area degli espropropri. Diecimila persone espropriate dove se ne vanno? In una città che in tante zone è già devastata comunque. Non se ne può proprio più”. A raccontare a LaPresse le sue preoccupazioni è Mariolina De Francesco, la cui abitazione ricade proprio nell’area dove dovrebbe sorgere uno dei piloni del Ponte sullo Stretto di Messina. “Questa storia è diventata un incubo – dice De Francesco -. Io mi ricordo fin da bambina, alla fiera campionaria di Messina negli anni ’70, lo stand con il modellino del ponte. E mia madre mi dice che ancora prima si parlava di questo maledetto ponte. Ci sono 3 o quattro associazioni con centinaia e centinaia di persone che lavorano attivamente contro questa cosa”. Domani sarà pubblicato l’avviso di avvio del procedimento per l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e alla dichiarazione di pubblica utilità, che sarà sancita con l’approvazione del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina da parte del Cipess. “La mia idea è che loro sanno di non poterlo fare il ponte – spiega -. Ci hanno detto di potere ‘aggiustare in corso d’opera’ le criticità legate ai fattori di rischio ambientali. Ma come si fa a fare questi discorsi sulla pelle della gente”.
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