Milano, 13 mag. (LaPresse) – Il fondatore di Tesla Elon Musk ha annunciato che la società non accetterà più il Bitcoin come mezzo di pagamento per gli acquisti delle sue auto. Le criptovalute hanno reagito subito registrando crolli a doppia cifra. Musk ha motivato la decisione con le preoccupazioni sugli effetti negativi che il mining della criptovaluta numero uno al mondo ha sull’ambiente. “Non è possibile che una persona competente come lui non sappia che già da tempo che il bitcoin abbia bisogno di energia per essere creato”, commenta a caldo a LaPresse Eugenio Sartorelli, trader e vicepresidente SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica dei mercati finanziari. “Ci vuole energia, del resto, anche per estrarre l’oro. Sarebbe interessante fare un confronto”, prosegue Sartorelli ricordando che “dopo aver raggiunto quota 21 milioni di Bitcoin non se ne potranno produrre più. Molti non se lo ricordano. Ci sarà quindi meno bisogno di energia”. L’esperto spiega quindi che “le criptovalute non hanno colpa. La questione riguarda piuttosto il modo in cui questa energia è prodotta. Il vero problema è infatti che i principali ‘miners’ al mondo di Bitcoin (minatori, ovvero chi si occupa della creazione del bitcoin ndr) sono in Cina. Pechino produce soprattutto energia non pulita. Il Paese vieta l’utilizzo di criptovalute, ma non ferma il mining”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata