La candidatura italiana a tre, salvo clamorosi autogol, rimane la più forte e la favorita. Ma il sindaco meneghino rivendica il ruolo di capofila

È da un pezzo che la partita sulle Olimpiadi invernali del 2026 si gioca sul tavolo della politica e non più su quello dello sport. La lettera del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, indirizzata al sottosegretario Giancarlo Giorgetti, ne è una prova ulteriore.

Giorgetti attendeva una risposta da Sala per far decollare (finalmente) la candidatura italiana che, salvo clamorosi autogol (con Sapporo difilata, con Stoccolma e Calgary abbastanza improbabili per la logistica, Erzurum difficile per il contesto in cui gravita la Turchia), rimane la più forte e la favorita. Ma il 'salvo clamorosi autogol' va tenuto in considerazione. Ciò che ha scritto il primo cittadino di Milano, rappresentante del Pd, all'uomo di riferimento dell'esecutivo giallo-verde, non è proprio 'flat', per dirla con un termine in voga in questo momento. Milano rivendica la posizione di capofila rispetto a Torino (gestione pentastellata) e Cortina (universo leghista): nei fatti e, persino, nel logo.

Sala è stato chiaro:
1) Milano non si è mai rifiutata di collaborare a un'ipotesi che comunque "non ritiene la migliore"
2) Milano reputa di "avere capacità organizzative" per gestire direttamente i Giochi, vedi alla voce Expo2015. Una organizzazione troppo complessa è "destinata all'empasse"
3) Milano sta ancora beneficiando "grandemente del traino dell'Expo", perché i grandi eventi hanno come obiettivo il rafforzamento del brand cittadino.
4) Milano, che è più conosciuta a livello internazionale, "deve essere più visibile" all'interno del brand "o per lo meno la prima".
5) Toccherà al governo prendersi la responsabilità amministrativa dell'evento, "responsabilità che non è immune da rischi".

Insomma, non è proprio una mano tesa a Torino e Cortina, non è nemmeno un gesto distensivo nei confronti del Coni e del suo presidente. Sala, non a caso, ha sottolineato che per "un anno" la città e Malagò hanno lavorato al progetto olimpico. Del resto non è mistero che il Coni preferisse Milano a qualsiasi altra, ora il mix di tre città e tre contesti diversi non aiuta. La sindaca torinese Chiara Appendino continua a ripetere che il progetto della sua città è il migliore di tutto in quanto a ecosostenibilità anche se, nella realtà, il dossier sabato è gravido di incongruenze. Cortina è entrata all'ultimo in pista ma possiede aderenze e una certa intrapredenza. C'è un dettaglio non trascurabile: entro 48 ore va definito il da farsi, non esistono più margini per tornare indietro o per prendere strade alternative. Il governo lo sa, Giorgetti lo sa, tutti lo sanno. Buonos Aires (inizio ottobre) non è così lontana e, tra l'altro, proprio in quella sessione Malagò dovrebbe diventare membro del Cio. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata