La soluzione più probabile: Milano sede dei Giochi con il 'sostegno' di Torino

Deciderà il Cio, e questa è un'ovvietà. Ma tenuto conto che la sessione del Comitato olimpico per l'assegnazione delle Olimpiadi 2026 si terrà a Milano e che da regolamento il paese ospitante non può presentare una propria candidatura, ecco che l'ovvietà di cui sopra potrebbe non esserlo. Il Cio, infatti, per accettare una 'proposta' italiana dovrebbe modificare la sua carta ma, qualora entrasse nell'ordine di idee di farlo, detterebbe le regole. Quali? Al momento non c'è ancora chiarezza totale, anche se qualcosa si può intuire.

Pressapoco funziona così: io ti invito a casa mia, però tu mangi cosa voglio io. La sfida Milano contro Torino, e viceversa, rischia di essere sterile. Perché nonostante l'attendismo strategico del sindaco meneghino Giuseppe Sala e le difficoltà interne della sindaca sabauda Chiara Appendino, poco dipenderà da loro. La soluzione più probabile (o meno complicata, o più gettonata) scelta dal Cio è quella di Milano sede dei Giochi con il 'sostegno' di Torino, dal momento che alcune strutture delle Olimpiadi 2006 sarebbero funzionali a un progetto con impatto economico-finanziario e ambientale vicino allo zero.

Oval e PalaIsozaki sono 'obiettivi sensibili' oltre ad alcune strutture delle montagne: insomma, non proprio un Mi-To ma qualcosa di simile. Un progetto già noto alla sindaca di Torino, un progetto che però rischia di creare una spaccatura profonda non tanto in consiglio comunale – forse già ricomposta – quanto tra le comunità della Valsusa, con una netta presa di posizione della società che gestisce gli impianti della Vialattea. L'idea di sfruttare la pista di bob di Cesana e magari il trampolino di Pragelato ma di consegnare le gare di sci alpino a Bormio potrebbe avere l'effetto di un fiammifero vicino a una tanica di benzina. E i borbottii di questi giorni si trasformerebbero in urla.

Il Coni sta alla finestra. Il presidente Giovanni Malagò ha espresso a più riprese la sua disponibilità a valutare proposte diverse, malgrado attenda la composizione del nuovo esecutivo di governo per entrare nel dettaglio di una possibile candidatura italiana. Secondo prassi, è il Coni che scrive al Cio per candidare: non hanno ragione di esistere altre strade, alcune davvero fantasiose profilate nelle ultime settimane. È abbastanza naturale che Malagò, dopo la scottatura di Roma 2024, imbocchi la strada della massima prudenza per non prestare il fianco ad altre figuracce. Il Comitato olimpico internazionale, dal presidente Thomas Bach in giù, ha buona memoria. E, soprattutto, non dimentica. Gli italiani, al contrario, sì. Il dietrofront di Roma è una ferita che sicuramente si rimarginerà con il tempo ma che lascerà comunque una cicatrice.

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