Dall’inviato Attilio Celeghini

Sestriere (Torino), 30 mag. (LaPresse) – E meno male che, secondo qualcuno, aveva ormai finito la benzina. Primo al traguardo di Sestriere, ad appena un giorno di distanza dal trionfo di Cervinia. Una splendida doppietta proprio nelle salite finali, quelle più dure, del Giro d’Italia 2015. Come sono lontane le sofferenze del Mortirolo per Fabio Aru. Inevitabile chiedersi, nel tracciare il bilancio alla vigilia della passerella che a Milano incoronerà Alberto Contador, quali siano stati gli errori e i rimpianti in queste tre settimane. Il sardo cita subito la frazione di Monte Berico: “Nel finale, forse, ho sbagliato ad alimentarmi”, ammette. Ma è un momento ormai passato: ora c’è il presente che conferma la ‘rinascita’ del campione azzurro in “una giornata dura. Landa è stato grande, mi ha aiutato tantissimo. Dietro però c’era un campione come Contador che nelle difficoltà esce fuori. E’ nei giorni di crisi che si vede chi può vincere il Giro e lui questo trionfo lo ha meritato sulla strada”.

Aru riserva ancora parole al miele per Landa, utili per spazzare via in maniera definitiva i dubbi sul cambio di gerarchia dopo gli exploit dello spagnolo: “La sua azione incredibile ha fatto la differenza. Mikel ha dimostrato di avere grandissime doti. Con lui – assicura – ho un bellissimo rapporto. Si è sempre comportato bene in questo Giro. Sul Mortirolo mi aspettato 5-6 km, io non avevo le gambe. Non ha fatto la sua corsa, questo gli fa onore. Se oggi ha chiesto il mio permesso per ‘scattare’? Corriamo tutti per la Astana. Va bene le ambizioni personali, ma bisogna pensare al risultato per la squadra”. E la tattica utilizzata oggi dai ‘celestini’, aggiunge il sardo, “è stata giusta. Hanno dato tutti il massimo. La cosa fondamentale è che il gruppo sia unito e che tutti lavorino per la causa”. Sempre in tema di rimpianti, viene rievocata la crono di Valdobbiadene, da molti addetti ai lavori definita ‘esagerata’. Con un tracciato più corto e più equilibrato, chissà, il trono di Milano poteva non essere solo utopia. “E’ stata una grande esperienza, mi servirà per il futuro”, dice. “Ho ancora tanto da migliorare. Mi sono accorto di molti particolari che valuterò con i miei tecnici. Sono contento di aver fatto quella crono. Alberto ha dimostrato anche lì di meritarsi il Giro e a noi va bene così”.

Nonostante il 2015 del sardo non preveda la partecipazione al Tour, il general manager dell’Astana Aleksandr Vinokourov svela che vorrebbe vedere l’azzurro “fare esperienza” sulle strade francesi: “Ora pensiamo solo a domani”, taglia corto. “Ci sono 180 km, non sarà una passeggiata. Godiamoci questi momenti, poi parleremo di programmi”. Assicura, il ragazzo di San Gavino Monreale, di non essere stato frenato dai timori reverenziali nei confronti del veterano Contador: “Quando ho avuto le gambe sia io che la squadra non ci siamo tirati indietro. Il mio è solo grande rispetto per una grande persona e un grande campione”. Un campione con un bagaglio carico di tantissimi km in più rispetto all’allievo e questo non può che fare la differenza: “Sì, mi manca esperienza. Mi sto facendo le ossa, ho imparato tanto in questi anni. Questo per me è stato un Giro diverso, sono partito con le pressioni, la responsabilità. Cose che non mi spaventano. Ho avuto dei problemi, sono riuscito a superarli. Oltre alle due tappe, la vittoria più bella – conclude – è stato proprio questo”.

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