Sochi (Russia), 22 feb. (LaPresse) – In occasione delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, l’ex azzurro Paolo De Chiesa commenta in esclusiva per LaPresse le gare di sci alpino. Oggi è andata in scena l’ultima gara dello sci alpino, lo slalom maschile.

Quando il protagonista assoluto è il tracciatore, c’è qualcosa che non torna. Così, il padre di Kostelic ha rovinato lo slalom olimpico con una seconda manche che definire labirintica sarebbe mero eufemismo! Su una neve acquitrinosa, non mi pareva il caso di piazzare due doppie oblique a pochi secondi dal via, sul ripido, sequenza bislacca che imponeva una repentina frenata a metà della prima, chiudendo gli occhi nella seconda nella speranza di farla franca. Un orrore, tanto più che il prosieguo è stato di una lentezza e una tortuosità esasperanti ( quasi 7 secondi in più rispetto alla prima), l’inverso dei canoni di adattabilità dello sci sciancrato da slalom.

Ha vinto Matt, dominatore della prima manche con il numero 3, eccezionale nella ripresa a gestire più di un secondo di vantaggio su Hirscher, risalito dalla nona posizione alla leadership con una serie di guizzi felini, dimostrando eccezionale eclettismo dinamico nel variare ritmo e andatura nella gimkana croata. Non era facile per Mario Matt, campione del mondo della specialità nel 2001 e nel 2007, recordman di longevità agonistica a livelli stellari fra i rapid gates, centellinare alla Ligety un vantaggio che, in slalom, può evaporare in un batter d’occhio. Invece, il fuoriclasse austriaco ha calcolato tutto, dal rallentamento coatto nell’accoppiata di doppie sul ripido, alle carvate sul bordo esterno delle buche formatesi nella parte centrale, così come la tempestività d’azione nel tornante sull’ultimo cambio di pendenza, un capolavoro che, per 28 centesimi, ha fatto accomodare alla piazza d’onore l’irresistibile Hirscher, mai così funereo in volto! Se non ha sorriso il numero uno del mondo, ha sprizzato gioia da tutti i pori il diciannovenne norvegese Kristoffersen, 3°, vincitore della night race di Schladming, astro nascente dello slalom, come ha dimostrato la sua fantastica seconda manche in rimonta dal 15° posto.

Per dovere di cronaca, la strada a questi rocamboleschi recuperi era stata aperta da una vera ecatombe, propiziata da una tracciatura indegna di un’olimpiade, a partire da Myhrer, 2° a metà gara, imitato da Grange, Neureuther, Pinturault, Ligety e Moelgg, così come dalla sciata fuori tempo di Hargin, 3° al giro di boa a pari merito con Gross, bravissimo ma sfortunato nel ritrovarsi 4° alla fine, a soli 5 centesimi dal podio, condividendo la medaglia di legno con il tedesco Doppfer, in recupero dal 14° posto. Peccato che, superata indenne la prima trappola, Stefano non abbia saputo sciogliersi nel finale, soprattutto in quella lunga, dove tenere così tanto lo spigolo gli è costato una medaglia! Thaler, condizionato dal mal di schiena, è uscito a poche porte dall’arrivo della prima, su tempi che, visto l’andamento della gara, erano da podio, mentre Moelgg e Razzoli sono saltati nella seconda.

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