di Antonio Martelli

Torino, 29 apr. (LaPresse) – In vista del rush finale in campionato ed in Europa League, ma con un occhio già al Mondiale, il centrocampista della Juventus e della Nazionale Claudio Marchisio si racconta in esclusiva all’agenzia LaPresse. Una chiacchierata in cui la mezzala bianconera, a segno ieri nel 3-1 contro il Sassuolo, spazia tra presente e futuro, a partire dal testa a tesa in campionato con la Roma alla semifinale di ritorno in Europa League contro il Benfica in programma tra poche ore.

Quanto ti ha condizionato l’infortunio di inizio stagione e quali obiettivi ti poni per questo finale?

“E’ stata una stagione iniziata con un infortunio, ma che è andata sempre più in crescendo. Ora sto bene, sto giocando con continuità e quindi gli obiettivi che mi pongo sono gli stessi della squadra. Siamo in un momento decisivo e abbastanza complicato. Siamo vicinissimi a due traguardi, ma ci vogliono ancora delle prestazioni importanti per arrivare a questi due obiettivi. In campionato la Roma non molla niente ma anche noi facciamo altrettanto. Nell’ultimo periodo giochiamo sempre dopo di loro: è un botta e risposta che si ripete, ma manca ancora qualche passo importante”.

Giovedì c’è il ritorno in Europa League contro il Benfica: si parte dal 2-1 del Da Luz per i portoghesi, in cui tu hai avuto anche un’occasione nel finale per pareggiare.

“Sì è vero, in quell’occasione è stato bravo e fortunato Artur che si stava buttando dalla parte opposta ed è riuscito a toccarla per un pelo. Ma aldilà del risultato che non era certo quello che volevamo, abbiamo fatto un’ottima prestazione. Il gol fatto fuori casa ci dà oltre a tante opportunità per passare il turno anche tanta fiducia in noi stessi perché, ripeto, credo la squadra abbia fatto in la sua miglior partita in trasferta in Europa quest’anno. Abbiamo espresso un buon gioco, creando tante occasioni. E’ arrivata una sconfitta è vero, ma in una serata in cui ci sono state anche molte cose positive”.

Una Juve che vuole dimostrare di essere tornata nell’elite del calcio europeo e soprattutto tenere alto il nome del calcio italiano in questi ultimi anni di magra.

“Si ritorna al discorso che le italiane in Europa trovano sempre difficoltà, ma io non ricordo in passato squadre italiane che hanno dominato il gioco schiacciando le avversarie europee. E’ una situazione che capita anche per altri paesi. ci sono stati periodi in cui ad esempio le squadre inglesi non arrivavano e questo poi rispecchiava anche i risultati della loro nazionale, considerata tra le più grandi a livello mondiale ma che ha raccolto poco. C’è forse un po’ troppo pessimismo verso il nostro calcio”.


Conte ti ha provato più volte nel ruolo di regista basso in assenza di Pirlo, pensi possa essere quella la tua posizione in futuro?

“In questi anni ho cambiato spesso ruolo: da esterno in un centrocampo a quattro, da seconda punta anche con mister Conte quando magari c’è bisogno, soprattutto a fine partita, di un centrocampista in più. Comunque, a parte il mio ruolo di mezzala, quello che mi piace di più è proprio davanti alla difesa. Si toccano più palloni, sembra che si corra di meno ma in realtà si corre lo stesso e si è sempre nel vivo nel gioco”.

E poi nella Juve c’è un esempio come Pirlo, quanto di meglio a livello mondiale.

“Certo, non c’è maestro migliore”.

Sempre a proposito di futuro, l’anno scorso se ne è parlato molto, ma ti piacerebbe fare un’esperienza all’estero e in quale campionato?

“Come ho sempre detto il campionato inglese è quello che seguo maggiormente e che mi ispira di più come tipologia di calcio, per come viene vissuto dagli italiani che sono andati lì e dal pubblico. Però devo dire anche che se andiamo a riguardare nell’ultimo periodo i molti italiani che sono andati a giocare in Premier, pur essendo innamorati e interessati al calcio inglese, hanno sempre fatto fatica. Quindi non è facile”.

Proprio dalla Premier League è arrivato alla Juve Carlos Tevez, che con Fernando Llorente sono stati tre le chiavi di questa stagione. Come è stato il loro adattamento al calcio italiano?

“Negli ultimi anni vedo sempre più giocatori che arrivano in Italia, mentre si parla di un campionato in crisi, che non ha più appeal per i campioni stranieri. E invece proprio giocatori come Tevez e Llorente che sono arrivati da campionati come Liga, Premier e Bundesliga, hanno detto che non se lo aspettavano così difficile e che insegna molto. Anche in questo aspetto, criticare sempre noi stessi è sbagliato e bisognerebbe andare a vedere di più i complimenti che riceviamo da fuori”.

Si avvicina il grande appuntamento dei Mondiali con la Nazionale, quali sono le possibilità per l’Italia e le insidie di un torneo giocato in condizioni climatiche particolari.

“Storicamente l’Italia non è mai stata tra le favorite al titolo, anche quando è diventata campione del Mondo nel 2006 o all’ultimo Europeo, ma alla fine vengono sempre fatte grandi prestazioni. Soprattutto da quando c’è mister Prandelli c’è stato un secondo e terzo posto. Sicuramente i nostri propositi sono buoni, mai quelli della stampa. Ma questo ci dà forza, perché aldilà dello zoccolo duro, chiunque è arrivato in Nazionale è riuscito a integrarsi molto bene, a far parte subito del gruppo e a rendersi importante”.

Aldilà dell’Italia, quali sono le tue favorite per il Mondiale e tra tanti campioni chi pensi sarà il protagonista del torneo?

“Ma io andrei sul sicuro, direi Neymar e il Brasile. Ma per un motivo ben preciso: in primis non posso mettere una vincitrice che non sia una sudamericana. Poi perché le nazioni europee, aldilà di chi come noi o la Spagna ha disputato la Confederations Cup lo scorso anno, si troveranno a giocare in un clima totalmente diverso dalle classiche competizioni europee e mondiali organizzate nell’emisfero settentrionale. Noi ad esempio giocheremo tutte le prime partite a Nord, in un clima con grande umidità e molto caldo”.

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