Venezia, 4 set. (LaPresse) – Non è stato accolto con applausi fragorosi, né con fischi. Un impatto tiepido, quello ottenuto dal regista Abel Ferrara per il suo ‘Pasolini’, film in concorso alla 71esima mostra del cinema di Venezia. Il film parla degli ultimi giorni del cineasta italiano, per cui Ferrara ha un rispetto reverenziale. “E’ cresciuto omosessuale in un mondo pre e post bellico, e poi ha vissuto nel mondo consumistico degli americani. Pasolini non aveva paura di nulla, un uomo di un’altra generazione come quella di mio padre e di mio nonno”. Il regista si arrabbia, quando gli chiedono notizie sul mistero che aleggia intorno alla morte di Pasolini. “Non ho mai detto di sapere chi l’avesse ucciso – continua – E’ una grande balla dei giornalisti, chi l’ha scritta questa cosa? Il punto di questo film era parlare della sua vita e del suo lavoro, delle sue passioni e della sua compassione. Pasolini diceva: “Ciascuno riflette la propria vita”. E siamo partiti da questa idea”.

Nel cast, Ferrara ha voluto due attori che fossero estremamente intimi con il regista: Ninetto Davoli e Adriana Asti. “Pier Paolo è sempre andato avanti con le sue idee, ha affrontato la vita per il suo modo di essere”, spiega Davoli, attore che fu scoperto da Pier Paolo Pasolini e con cui girò nove film, l’ultimo dei quali ‘Il fiore delle mille e una notte’ nel 1974. Proprio per il suo rapporto simbiotico con il regista (tanto che fu lui, la notte del 2 novembre 1975, a riconoscerne il cadavere) è stato fortemente voluto in questo progetto. “Pasolini è uno che ha preso una trentina di denunce. Gli andavano contro per qualunque cosa – continua – ma a lui queste cose non interessavano, continuava per la sua strada. Si è detto che con il suo lavoro ha descritto la sua morte: non è vero, Pier Paolo amava la vita”.

Adriana Asti, 81 anni, fa ancora fatica a cercare tra i ricordi le immagine di quello che per lei non fu solo un collega ma anche e soprattutto un amico. “Ho saputo della sua morte mentre ero sul set, stavo girando un film – racconta – Fu uno choc. Pensavo fosse immortale, quando si è giovani si pensa di essere immortali, ed ero convinta che lui lo fosse”. Nel film intepreta il ruolo dell’anziana madre del cineasta italiano. “Avevo paura di non potercela fare perché troppo coinvolta, ma quando ho visto Dafoe recitare nei suoi panni mi è sembrato di rivederlo, ha lo stesso suo talento. E ho accettato di interpretare la madre che amava tanto”.

Willem Dafoe, protagonista, ha affrontato un duro lavoro per entrare nella parte. “Ho cercato di abitare le sue passioni, mi sono sentito addosso la responsabilità di dialogare con ciò che lo coinvolgeva ogni giorno – spiega – se il film ha funzionato, se la mia interpretazione di Pasolini ha funzionato, dipende dal fatto di essere riuscito a stabilire un contatto estremamente privato con quella che era la sua vita”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata