Il riconoscimento al grande giornalista proprio per aver ideato la serie partenopea
Mixer, La Grande Storia, La Storia siamo noi, Citizen Report, Elisir, Quelli della notte. Sono solo alcuni dei programmi prodotti e in alcuni casi condotti da Giovanni Minoli, che proprio per aver ideato la serie partenopea Un Posto al Sole è diventato cittadino onorario di Napoli. La cerimonia si è svolta oggi al Centro di produzione Rai. E’ il polo che, grazie al grandissimo successo ottenuto dalla sua serie, Minoli ha contribuito a salvare dalla vendita che negli anni ’90 appariva quasi inevitabile.
Minoli: “Un onore incalcolabile”
In onda su Rai3 dal 1996, Un Posto al Sole ha creato circa 7.000 posti di lavoro e oggi è la più grande industria di Napoli. Anche per questo, la cittadinanza onoraria di Napoli è per Minoli “un onore incalcolabile”. “Se mi aspettavo questo successo per Un Posto al Sole? Lo speravo, è stata molto dura perché avevo contro tutti alla Rai e anche a Napoli, è stata una battaglia molto solitaria combattuta con pochi adepti che mi sostenevano”, rimarca Minoli in un’intervista a LaPresse, sottolineando che la serie “ha fatto ricchi tutti i produttori esecutivi che si sono succeduti nella gestione del prodotto”. Fin dalla prima stagione in cui la serie ha raddoppiato lo share della sua fascia oraria, dando anche vita all’industria di una fiction seriale locale in Italia: una assoluta novità nella produzione televisiva nel nostro Paese, elogiata anche dal Wall Street Journal, e che dal punto di vista dei contenuti sui temi propri del teleromanzo (amori, gelosie, passioni, rivalità) ha innestato le tematiche sociali proprie di un racconto della realtà: dalla camorra alla droga, dall’aborto all’usura, dalla violenza domestica all’immigrazione. E il successo continua. Un Posto al Sole è attualmente nella sua 17esima stagione, con oltre 3.500 episodi già trasmessi. Si calcola che vi abbiano lavorato quasi 5.000 persone tra attori, generici e comparse, 400 tecnici e maestranze, 300 sceneggiatori, 100 registi, 400 persone nella produzione.L’idea della serie, racconta Minoli, “è nata da una richiesta di salvare il Centro di Napoli che mi fece l’allora consigliere di amministrazione della Rai, Elvira Sellerio.
Il suo amore per la città ha fatto il resto. “Mi piace Napoli, mi piacciono i napoletani e le napoletane, mi piace praticamente tutto. Anche la sporcizia”, dice ancora Minoli, che ripercorrendo la sua carriera dice: “Non c’è nessun programma che non rifarei. Tutti quelli che ho fatto, penso di averli fatti con una ragione. I programmi devono nascere da un’idea vera e li rifarei tutti”. Proprio l’anno scorso, Minoli è tornato come ideatore e conduttore su Rai3 in seconda serata con ‘Mixer, vent’anni di televisione’. Venti puntate per riproporre i faccia a faccia, i reportage e le rubriche degli anni ’80 di Mixer, il programma che ha portato un linguaggio televisivo nuovo e dirompente. “Mixer mi sembra che abbia segnato abbastanza la storia del giornalismo televisivo, forse è per quello che lo hanno chiuso…”, osserva Minoli, che tra i suoi programmi di maggior successo vanta anche Quelli della notte, adattamento quotidiano di Saturday Night Live che si avventurò nel terreno, all’epoca inesplorato, del varietà di seconda serata diventando un fenomeno di culto. “Quanto manca alla tv di oggi un varietà come questo? Manca tantissimo, ma era anche un’interpretazione del momento storico preciso. Quando ci sono artisti che sanno cogliere l’anima dei cambiamenti nascono i programmi cult”. E quali tematiche porterebbe oggi Minoli in un nuovo progetto per la televisione? “Appena me lo chiedono, glielo dico…”.
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