Dalla nostra inviata Virginia Michetti

Sanremo (Imperia), 10 feb. (LaPresse) – “Il pubblico italiano è così passionale, tutti cantano con noi. Amiamo l’atteggiamento degli italiani, esprimono un grande amore per la vita. In molte culture la gente è molto più timida, non vuole mostrare le emozioni, mentre la nostra esperienza, che voi conoscete meglio di noi, è che la gente qui sia più calda. Sembra che il pubblico italiano esprima in modo più forte le sue sensazioni”. E se anche una parte del pubblico non capisce le parole, “La musica è internazionale, non serve capire la lingua per capire i sentimenti”. Così gli Imagine Dragons parlano del pubblico italiano, che questa sera li vedrà sul palco dell’Arston, primi super ospiti internazionali del 65esimo Festival di Sanremo. E’ la terza volta in Italia per la band alternative rock americana, dopo i due concerti da tutto esaurito del 2013 del 4 Maggio al Factory di Milano e del 4 dicembre al Gran Teatro Geox di Padova.

Torneranno in Italia poi il 23 novembre per un concerto al Forum di Assago.

“Amiamo tutto dell’Italia, non solo il cibo, che ovviamente è superiore a qualsiasi altro, quello americano è solo una brutta copia”, raccontano nel corso di una tavola rotonda con i giornalisti all’Hotel Royal i quattro membri della band, ovvero il cantante Dan Reynolds, il chitarrista Wayne “Wing” Sermon, il bassissta Ben McKee e il batterista Daniel Platzman.

Della musica italiana conoscono soprattutto quella classica, raccontano i membri della band. “La maggior parte della nostra conoscenza della musica italiana deriva dalla ricca storia dell’opera e di coloro che hanno cambiato il volto della musica, come Verdi, Puccini. Noi abbiamo in effetti comiciato suonando musica classica. Poi ovviamente i film italiani come Fellini e Antonioni, ‘Blow up’ è tra i nostri preferiti”.

Gli Imagine Dragons si sono formati nel 2008, ma hanno guadagnato improvvisamente notorietà a partire dal 2012, con il primo album ‘Night Visions’, certificato disco di platino in 12 Paesi, e il primo singolo, ‘It’s Time’, seguito da successi come . Hanno poi inanellato un successo dopo l’altro, con singoli come ‘Radioactive’, ‘Demons’ e ‘On top of the world’. Finora hanno vinto un Grammy Award, due American Music Awards, cinque Billboard Music Awards, un Premios 40 Principales Award e un World Music Award. “Siamo grati di quello che ci sta accadendo – ha detto il frontman Dan Reynolds – e siamo ancora un po’ traumatizzati. È difficile realizzare quello che ci sta succedendo, ci stiamo ancora abituando. Andare in posti nuovi e venire riconosciuti da gente mai vista è strano. È

grandioso, è tutto quello che potevamo sperare, ma cerchi anche di capire come adattarti ad essere un normale essere umano che vive in questo strano mondo. Stiamo cominciando a comprenderlo”.

Il quartetto vive ancora nella loro natia Las Vegas: “Abbiamo comprato una casa insieme e l’abbiamo trasformata in uno studio di registrazione, così da poter fare tutto questo disco secondo i nostri termini, senza doverci preoccupare se uno studio fosse disponibile o quanto ci sarebbe venuto a costare, e per prenderci tutto il tempo che volevamo per lavorare al nuovo disco”. Di ‘Smoke and Mirrors’ dicono che è “un album molto emozionale, più intimista del primo. Le nostre vite sono cambiate in modo drastico, e quando avviene il cambiamento ci sono momenti molto alti e altri molto bassi. È anche un disco che sapevamo che avremmo poi dovuto suonare nei festival e di fronte a grandi platee, cosa che non era successa per il primo, che pensavamo di suonare per le nostre mamme e i cugini. Così abbiamo creato canzoni che pensiamo possano funzionare davanti a 80mila di persone”.

“Tutto quello che vi immaginate di Las Vegas è vero!” esclama il chitarrista Wayne ‘Wing’ Sermon, parlando della loro città. “Quello che rende Las Vegas così autentica sono tutte le Vegas fantastiche che la abitano, come i falsi Elvis, la falsa Parigi, la falsa New York, qualcosa che non trovi da nessuna altra parte”, spiega Dan Reynolds. Ma c’è di più dietro le luci della città, aggiunge. “Sono nato e cresciuto lì, andare sulla Strip (la mia principale di Las Vegas, ndr) è una rarità, intorno ci sono le Red Rock mountains dove si fanno escursioni e campeggiare, e le facevamo, c’è molta buona musica e locali per concerti, c’è molto di più di quello che vedono i turisti”.

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