Da Nek a Ultimo, da Arisa a Irama: ecco le canzoni che concorreranno alla 69ma edizione del festival della canzone italiana

Manca poco, ma fino al 5 febbraio prossimo non si potrà sentire neanche una nota dei brani in gara al Festival di Sanremo, pena la squalifica. La stampa però, come d'abitudine, ha potuto avere un'anteprima delle canzoni e dei loro testi. L'eterogenea kermesse di quest'anno, arrivata alla 69esima edizione, vanta suoni dal rap al rock, passando per il tradizionale pop. Tanti i temi sociali nei testi, compreso l'argomento (diventato caldissimo) delle migrazioni. Ecco una carrellata dei 24 pezzi che parteciperanno alla competizione.

NEK – 'Mi farò trovare pronto': scritto con Paolo Antonacci e Luca Chiaravalli, segue la falsariga di 'Fatti avanti amore'. Un brano ritmato per chi è "pronto a non essere pronto mai per essere all'altezza dell'amore".

NINO D'ANGELO E LIVIO CORI – 'Un'altra luce': unica canzone in dialetto, ovviamente napoletano. L'effetto sorpresa è assicurato: brano moderno e attuale, incontro fra due generazioni. E sentire D'Angelo usare l'autotune come un trapper vale da solo l'esibizione.

ULTIMO – 'I tuoi particolari': è dato per vincitore da tempo, dopo aver sbancato l'anno scorso fra i giovani. Il pezzo però è meno forte dell'anno scorso. Il ritornello non basta a entrare in testa. I suoni, però, sono molto sanremesi e il televoto probabilmente sarà dalla sua parte, premiando una classica canzone d'amore.

THE ZEN CIRCUS – 'L'amore è una dittatura': è certamente il brano più complicato del Festival, ritmato ma senza ritornello e con un testo denso di significati. E' una delle canzoni che toccano il tema dei migranti con la strofa "le porte aperte, i porti chiusi".

FEDERICA CARTA E SHADE – 'Senza farlo apposta': i due giovanissimi 'rischiano' di bissare il successo di 'Irraggiungibile' con una ballata rap. Hanno trovato anche il modo per cantare insieme, in sovrapposizione, nonostante gli stili diversi.

ARISA – 'Mi sento bene': la svolta che non ti aspetti. Se all'inizio (e poi di nuovo alla fine) può sembrare la colonna sonora di un film della Disney, all'improvviso parte un ritmo travolgente che non può non trasmettere allegria. In fondo, "credere all'eternità è difficile, basta non pensarci più e vivere".

SIMONE CRISTICCHI – 'Abbi cura di me': è la solita poesia, ben scritta, va detto, del cantautore. Questa volta, però, parla d'amore e non ha l'impatto di tanti altri suoi brani. Più banale di ciò a cui ci ha abituati.

ACHILLE LAURO – 'Rolls Royce': è lui la rivelazione del Festival. Lauro lascia da parte la trap per presentarsi con una sorta di rock stonato italiano molto anni '90. Cita Amy Winehouse, Marylin Monroe, Billy Joe, Hendrix, Elivis, Axl Rose e i Rolling Stones. "Voglio una vita così, voglio una fine così". C'è da chiedersi cosa farà sul palco.

FRANCESCO RENGA – 'Aspetto che torni': tipica canzone alla Renga, scritta da Bungaro, che però non gli permette di sfruttare al massimo le potenzialità della sua voce. Delicato il ricordo della madre e il pensiero del padre, che "adesso è stanco, che la ama più di prima ed è l'unica cosa che sa ricordare".

NEGRITA – 'I ragazzi stanno bene': un inno di positività rivolto alle nuove generazioni che "non ascoltano i consigli e hanno il fuoco nelle vene". A loro il compito di "far pace con il mondo dei confini e passaporti, dei fantasmi sulle barche e di barche senza un porto, come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco".

EINAR – 'Parole nuove': brano sulla fine di un amore. Nulla di nuovo, ma un brano semplice che piacerà ai giovanissimi: "E giuro che se te ne vai cancellerò il tuo nome, riscriverò l'amore con parole nuove".

PATTY PRAVO CON BRIGA – 'Un po' come la vita': un incontro fra due generazioni non riuscitissimo. La Pravo è, come sempre, intensa ma la canzone non decolla ed è difficile decifrarne il senso, nonostante lo zampino di Diego Calvetti e Zibba.

DANIELE SILVESTRI – 'Argento vivo': un testo intensissimo, pieno di parole che scivolano una dopo l'altra, per raccontare le difficoltà dei ragazzi di oggi spesso costretti dalle famiglie davanti a un televisore. "Avete preso un bambino che non stava mai fermo, l'avete messo da solo davanti a uno schermo e adesso vi domandate se sia normale, se il solo mondo che apprezzo è un mondo virtuale". Nella canzone il featuring del rapper Rancore che dovrebbe essere all'Ariston tutte le sere.

BOOMDABASH – 'Per un milione': è la canzone più allegra del Festival. Ritmi vicini a quelli abituali della band, solari e reggaeggianti. Un bel testo sull'attesa, scritto da Federica Abbate e Cheope: "Ti aspetterò perchè sei tu che porti il sole e non c'è niente al mondo di migliore di te, nemmeno vincere un milione". Il ritornello rimane in testa.

ANNA TATANGELO – 'Le nostre anime di notte': difficile da descrivere, se non dicendo che è la solita canzone sanremese di Anna Tatangelo. Unica nota, una frase che, pur non essendo scritto da Anna il testo, sembra riferirsi alla separazione e al riavvicinamento con Gigi D'Alessio: "Allontanarsi non è mai la fine se si ha il coraggio di ricominciare".

MAHMOOD – 'Soldi': la canzone, che fa ballare, porta lo zampino (e si sente) di Dardust e Charlie Charles. In pieno stile rap, si parla di denaro, ma in maniera negativa: "Ho capito in un secondo che tu da me volevi solo soldi". Nel brano registrato è evidente e importante la presenza dell'autotune, ma Mahmood ha assicurato che durante il festival non lo userà.

PAOLA TURCI – 'L'ultimo ostacolo': idealmente segue la partecipazione con 'Fatti bella per te'. La canzone segue le stesse regole ritmiche, ma non ha la stessa potenza nel testo.

EX-OTAGO – 'Solo una canzone': una bella ballata, in puro stile Otago, sull'amore maturo, su come cambia e come si tenta di farlo rimanere in piedi. "Non è semplice restare complici, un amante credibile quando l'amore non è giovane".

MOTTA – 'Dov'è l'Italia': ancora una volta torna il tema migranti, in maniera sfumata ma evidente. La penna di Motta rimane convincente quando si chiede "dov'è l'Italia, amore mio. Mi sono perso anch'io". Delicata la strofa che recita: "Come quella volta a due passi dal mare, fra chi pregava la luna e sognava di ripartire".

LOREDANA BERTÈ – 'Cosa ti aspetti da me': si sente lo zampino di Gaetano Curreri nella scrittura, una canzone molto alla Vasco. Il graffio inconfondibile di Loredana probabilmente nel ritornello farà la differenza mentre si chiede "che cosa vuoi da me?", mentre non può "credere che esista un altro amore".

ENRICO NIGIOTTI – 'Nonno Hollywood': un commovente brano che parla del nonno del cantautore, ma un po' di tutti i nonni e del tempo che passa: "Si parla più l'inglese che i dialetti nostri. Mi mancano i tuoi fischi mentre stai a pisciare".

IRAMA – 'La ragazza con il cuore di latta': va detto, Irama è a Sanremo per vincere, e si sente. La canzone è ben scritta e commovente. Tratta il tema della violenza sui bambini ed entra facilmente in testa. E' fatta per avere successo al Festival.

GHEMON – 'Rose viola': Ghemon sceglie un sound r&b per entrare in gara al Festival. La canzone è ben strutturata, ma difficilmente lascerà un segno forte a Sanremo.

IL VOLO – 'Musica che resta': vista la vittoria durante la loro ultima partecipazione al Festival, c'è da scommettere che i tre 'tenorini' vogliano bissare. Per questo si sono avvicinati al pop, con un brano che porta la firma di Gianna Nannini. Conoscendo il pubblico di Sanremo, facilmente arriveranno sul podio.
 

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