Il pianista e direttore d'orchestra si è spento a Bologna, consumato da una grave malattia neurodegenerativa. Aveva 48 anni 

 Ezio Bosso era chiamato il Maestro, un po' come Giovanni Agnelli era per antonomasia l'Avvocato. Da anni il Maestro era afflitto da gravi patologie e proprio per l'aggravarsi del quadro clinico, giovedì si è spento nella sua casa di Bologna. I familiari e la 'famiglia' professionale hanno chiesto il rispetto della privacy. "L'unico modo di ricordarlo è, come sempre è stato e come lui stesso a ribadito, proteggere il grande repertorio classico a cui ha dedicato tutta la sua vita", si legge in una nota. Le esequie si svolgeranno in forma strettamente privata nonostante la notizia della morte abbia 'toccato' non solo il mondo dello spettacolo e della musica ma anche quello della politica.

 Ezio Bosso non aveva ancora compiuto 49 anni, era nato a Torino, dal 2011 conviveva con una malattia neurodegenerativa dopo che si era sottoposto a un'operazione al cervello. E' stato direttore d'orchestra, compositore e pianista di fama internazionale ma la sua popolarità era paradossalmente schizzata alle stelle nel 2016 con la sua partecipazione al Festival di Sanremo, quando incantò tutti con la sua esibizione al pianoforte. Dal 2019, a causa dell'impossibilità di usare le mani, aveva dovuto abbandonare una passione accarezzata fin dall'età di 4 anni ma aveva continuato a 'fare' musica, a stare nella musica. Sul palco dell'Ariston aveva eseguito 'Following a bird' che finì immediatamente in classifica: un successo chiassoso dal quale aveva fatto il possibile e l'impossibile per rifuggere. Resta famosa una sua dichiarazione: "Quando sono sul palco suono senza spartito, quando dirigo ho tutto in testa, come se avessi tutto scritto, i primi e secondi violini, violoncelli, bassi, flauti, oboi, clarinetti, fagotti, corni, trombe, tromboni, percussioni. Per me è dirigere con gli occhi, con i sorrisi, mando anche baci quando qualcuno ha fatto bene".

 Bosso era intelligente e autoironico. Infatti non si arrabbiò quando venne preso in giro dal blog satirico Spinoza per la "capigliatura da coglione". E rispose via twitter con una naturalezza disarmante: "Non mi sono offeso. Spinoza mi piace un casino. Potrei mai prendermi sul serio? Io sono già così, come mi vedete. Se facessi il tronfio, sai che noia. Solo la musica merita tutto l'impegno. Gli esempi veri non si vedono quasi mai. Ho messo in pubblico le mie mani e la mia faccia, così come ascolto le storie degli altri, ogni tanto provo a raccontare un pezzetto della mia".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata