Torino, 10 lug. (LaPresse) – Omar Sharif era nato ad Alessandria d’Egitto 83 anni fa. Iniziò a recitare dopo gli studi in matematica e fisica all’Università del Cairo. Il suo primo film in inglese fu quello che lo fece assurgere alla gloria: ‘Lawrence d’Arabia’, per il quale fu candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista e per cui vinse due Golden Globe (miglior debutto e miglior attore non protagonista). Quarantasette i film sul grande schermo, alcuni dei quali indimenticabili, come il già citato ‘Lawrence d’Arabia’, al fianco di Peter O’Toole, o ‘Funny Girl’, in cui era il marito di Barbra Streisand, o il riadattamento del dostojievskiano ‘Dottor Zivago’ che gli valse un Golden Globe per migliore attore in ruolo drammatico.

Nel 2003 recitò anche in ‘Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano’, per cui vinse un premio del pubblico come migliore attore a Venezia e un premio César come migliore attore. Nel 2003 gli è stato conferito un Leone d’oro alla carriera. Per comprendere la sua fama e la sua importanza nella cinematografia mondiale, basti citare un aneddoto: a Milano, dopo una cena da amici egiziani, Sharif e la sua comitiva si incamminano lungo i navigli nebbiosi quando, all’improvviso, s’imbattono in una ragazza svenuta circondata dagli amici. Sharif si avvicinò alla ragazza e disse: “Se avete bisogno di un medico io sono il dottor Zivago”. La ragazza aprì gli occhi e sussurrò: “Io mi chiamo Lara”, come la protagonista del film interpretata da Julie Andrews.

Lo scorso maggio il figlio Tarek Sharif rivelò la malattia del padre: “Ha l’Alzheimer, è difficile determinare in che fase si trovi. È evidente che non migliorerà mai e che peggiorerà”. Claudia Cardinale disse di lui: “Ha un fascino sul quale il passare degli anni scivola via, senza lasciare tracce. Perché è soprattutto il fascino tutto orientale di un uomo che ama le donne e sa come sedurle”. Anche se lui stesso non si è mai definito un donnaiolo: “Non sono mai stato un donnaiolo – ha ammesso in un’intervista in occasione dei suoi 80 anni – ho amato solo mia moglie e avuto giusto due o tre amiche un po’ più intime”. Per la moglie, l’attrice Faten Hamama, si convertì anche all’Islam. Fra le ‘amiche’ ci fu anche la stessa Streisand, che di lui ha detto, dopo la rottura: “Un buon attore, un ottimo giocatore di bridge”. E Sharif lo era, autore e coautore di parecchi libri sul gioco di carte, al punto che gli venne intitolato un videogioco di bridge per computer.

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