Joannesburg (Sud Africa), 14 lug. (LaPresse) – È morta a 90 anni la scrittrice e attivista politica Nadine Gordimer, una delle più importanti autrici del Sud Africa e una delle voci più forti contro l’apartheid, insignita del premio Nobel per la letteratura nel 1991. Gordimer è “morta serenamente nel sonno” alla presenza dei figli Ugo e Oriane, come ha annunciato la sua famiglia in una nota, in cui si legge che “Sarà ricordata amorevolmente dalla famiglia, dagli amici e dai colleghi letterati”. La scrittrice era da tempo malata di cancro al pancreas, come aveva rivelato a marzo in un’intervista a La Repubblica.

LA BIOGRAFIA DELLA SCRITTRICE PREMIO NOBEL – Nata il 20 novembre 1923 vicino a Springs, nella provincia di Gauteng, un centro minerario nell’area urbana a est di Johannesburg, Nadine Gordimer era figlia di immigrati ebrei. Dimostrò sin da giovane interesse per i temi della disuguaglianza economica e razziale, e la segregazione in atto in patria divenne un tema dominante di molte sue opere.

Premiata dal comitato per il Nobel perché “Attraverso la sua magnifica scrittura epica, è stata di grande beneficio per l’umanità”, Gordimer ha ricevuto il riconoscimento 30 anni dopo il primo premio, il WH Smith Literary Award ottenuto nel 1961.

Tra gli altri si ricordano anche il Book Price nel 1974 per ‘Il conservatore’, il Rome Prize conferitole dall’American Academy in Rome nel 1984, il premio Malaparte nel 1985, il titolo di comandante dell’Ordre des arts et des lettres, l’ammissione alla britannica Royal Society of Literature e alle statunitensi American Academy of Arts and Sciences e American Academy and Institute of Arts and Letters, la Legione d’onore nel 2007 e lo stesso anno il il Premio Grinzane Cavour. Gordimer ha scritto 15 romanzi, diverse raccolte di racconti, saggi ed altre opere, tradotte in più di 40 lingue in tutto il mondo.

Amica degli avvocati della difesa di Nelson Mandela nel suo processo del 1962, fu lei ad aiutare il politico sudafricano a scrivere ‘I am prepared to die’, il discorso di autodifesa di tre ore durante il processo in cui era accusato insieme ad altri di sabotaggio e cospirazione. Quando Mandela fu rilasciato dalla prigione, nel 1990, una delle prime persone che volle incontrare fu proprio Gordimer.

Entrata nel movimento anti-apartheid nel 1960 dopo il massacro di Sharpeville, negli anni il suo attivismo però non si limitò alla lotta alla segregazione razziale, ma anche alla censura – le sue opere furono a liugo bandite dal governo tra gli anni Sessanta e Novanta – e al controllo dell’informazione. Fu attiva anche nel movimento per la lotta all’Hiv e alle tematiche legate alla salute in Sud Africa.

“Aveva profondamente a cuore il Sud Africa, la sua cultura, la sua gente, e la sua lotta per realizzare una nuova democrazia” ha riferito la famiglia, aggiungendo che tra i “giorni più fieri” comprendono la vittoria del Nobel e la testimonianza negli anni Ottanta a favore di un gruppo di attivisti anti-apartheid accusati di tradimento.

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