Los Angeles (California, Usa), 15 nov. (LaPresse/AP) – Un giudice di Los Angeles ieri ha inferto un duro colpo alla nuova legge della California finalizzata a reprimere la guida spericolata dei paparazzi nell’inseguimento delle celebrità. Il giudice della corte suprema Thomas Rubinson ha respinto la causa contro il fotografo Paul Raef, accusato nel luglio scorso di aver inseguito ad alta velocità Justin Bieber, indotto a sua volta ad aumentare la velocità. Il giovane cantante, fermato dalle autorità, era stato multato. La causa contro il fotoreporter Paul Raef è la prima da quando introdotta la più severa legge contro chi guida pericolosamente in caccia di foto dei vip a fini commerciali. Il reato è punibile con sei mesi di reclusione e una multa di 2.500 dollari, ma non è stato inflitto nei confronti di Raef, che per il momento affronterà le tradizionali accuse di guida pericolosa.

Il giudice inoltre ha detto che la nuova legge contro la guida spericolata per catturare immagini a scopo di lucro, presenta numerosi problemi scontrandosi con il principio di raccolta delle notizie, protetto dal Primo emendamento, aggiungendo che la legge avrebbe dovuto semplicemente aumetare le sanzioni per la guida spericolata piuttosto che prendere di mira i fotografi delle celebrità. Inoltre ha aggiunto che la legge potrebbe essere applicata anche contro i fotografi che corrono per fotografare un matrimonio o un comizio politico, se le foto possono portare guadagno.

Il pubblico ministero Ann Rosenthal ha detto poche ore dopo la sentenza che farà appello. Il giudice ha congelato il caso fino al momento del ricorso. “La sentenza colpisce solo il caso di Raef, ma la legge potrebbe poi essere rigettata completamente dal giudice d’appello”, ha detto l’avvocato del fotografo Brad Kaiserman. Kaiserman ha sostenuto che la norma è incostituzionale, fatta per proteggere le celebrità e non le persone in generale. “Una discriminazione che costituisce un pericoloso precedente”, ha continuato il legale della difesa.

Di contro il pubblico ministero ha replicato che la legge potrebbe trovare applicazione anche ad altre professioni e non solo per i media: “Al centro non c’è la foto, ma la guida”, ha detto il procuratore Rosenthal, aggiungendo che “ai media è concessa la libertà sotto il Primo emendamento, ma la modalità di raccolta delle notizia non è illimitata”.

La Rosenthal ha commentato la sentenza dicendo che il giudice deve guardare fattori specifici al caso Raef e non scenari ipotetici. La legge è stata suggerita dall’esperienza di Jennifer Aniston di quando si è trovata impossibilitata a proseguire sulla strada perché completamente circondata dai paparazzi sulla Pacific Coast Highway.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata