Porto (Portogallo), 2 apr. (LaPresse/EFE) – È morto a 106 anni il regista portoghese Manoel de Oliveira. Lo riferisce Efe, a cui è stata data conferma dalla casa di produzione con cui il cineasta, considerato uno dei grandi del cinema mondiale, ha fatto i suoi ultimi lavori.
De Oliveira era considerato il regista attivo più longevo del mondo: durante la sua carriera ha fatto circa 60 film, di cui l’ultimo, il cortometraggio ‘O Velho do Restelo’ nel 2014. Tra i suoi film si ricordano ‘Il passato e il presente’ (1972), ‘I cannibali’ (1988), ‘La divina commedia’ (1991), ‘La valle del peccato’ (1993), ‘Viaggio all’inizio del mondo’ (1997), ‘La lettera’ (1999), ‘Ritorno a casa’ (2001), ‘Singolarità di una ragazza bionda’ (2009).
Con lui hanno lavorato tra gli altri Marcello Mastroianni (in ‘Atto di primavera’ nel 1963), la figlia Chiara Mastroianni (in ‘La lettera’ nel 2000), Michel Piccoli, Catherine Deneuve, John Malkovich (tutti e tre insieme in ‘Ritorno a casa’, gli ultimi due anche con Stefania Sandrelli in ‘Un film parlato’ del 2003).
Nato l’11 dicembre 1908 a Porto, Manoel de Oliveria ha debuttato dietro la macchina da presa nel 1931, a 23 anni, con il documentario ‘Douro Faina Fluvial’; nel 1942 ha realizzato il suo primo film di finzione, ‘Aniki-Bóbó’, per poi lasciare temporaneamente la cinepresa fino al 1956, ripartendo con il documentario ‘Il pittore e la città (O Pintor e a Cidade)’. In disaccordo con il regime salazarista, è stato arrestato nel 1963 e la sua carriera ha subito un rallentamento fino alla caduta di Salazar, nel 1974. Dagli anni Settanta, con la realizzazione di pellicole sempre più ambiziose ha ottenuto il plauso della critica e del pubblico; il periodo più prolifico della sua carriera è stato durante dal 1990 al 2012, con almeno un film all’anno.
Tanti i premi e riconoscimenti che de Oliveira ha ricevuto nei suoi 82 anni di carriera, da Venezia a Cannes: tra questi, il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia del 1985, il Pardo d’Onore del Festival del film Locarno nel 1992, il David Luchino Visconti nel 1994 e lo stesso anno il Premio Akira Kurosawa al San Francisco International Film Festival, il Premio speciale alla carriera al Tokyo International Film Festival nel 1997, il Grand Prix Special des Amériques al Montreal World Film Festival nel 1998, il Premio alla carriera al Chicago International Film Festival nel 2005, il Premio speciale alla carriera al Festival internazionale del Cinema di Porto nel 2006, il Premio onorario agli European Film Awards nel 2007, la Palma d’oro alla carriera al Festival di Cannes nel 2008, il Berlinale Kamera al Festival internazionale del cinema di Berlino nel 2009.
Pur con la sua tempra, i problemi di salute – tra cui un ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca nel 2012 e altri episodi nell’inverno 2013 – e la crisi avevano influenzato la sua intensa produzione negli ultimi anni. “Non mi lamento di nulla – aveva detto una volta – i governi dovrebbero sostenere il cinema, aiutando i registi, non come un favore ma come un obbligo”. Per il suo centenario, nel 2008, il cineasta ha confessato a EFE il suo più grande desiderio, che rifletteva una vita dietro la macchina da presa e che ha realizzato fino quasi all’ultimo respiro: “Il mio regalo più bello è continuare a fare film”.
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