Roma, 15 ott. (LaPresse) – Uscirà in 250 copie il 18 ottobre distribuito da Warner Bros. Pictures Italia il nuovo atteso film di Silvio Soldini ‘Il comandante e la cicogna’, presentato in anteprima stampa questa mattina a Roma. Sono intervenuti per l’occasione Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Luca Zingaretti, Maria Paiato e Yang Shi, per il cast; il produttore Linello Cerri e Nicola Maccanico, per il distributore. “Con il presidente Barbara Salabè, seduta in prima fila – ha detto il direttore generale Warner Bros. Pictures Italia – lavoriamo nella direzione dell’internazionalizzazione del cinema italiano”. Il film solleva una questione morale, secondo il regista, nasce da una “necessità di ribellione al senso di impotenza che in tanti sentiamo fin troppo spesso, da una volontà di volare sopra a tutta questa melma per riuscire ancora a sperare in un futuro diverso”.

“Nelle nostre piazze e nei nostri giardini – ha detto Soldini – ci sono tante statue e mi è venuta l’idea di cosa possono pensare loro di noi”. Nel film Leopardi, Leonardo, Verdi e Garibaldi hanno le voci di Neri Marcorè (i primi due) e di Pierfrancesco Favino (l’ultimo).”Dopo due film drammatici, ‘Giorni e nuvole’ e ‘Cosa voglio di più’ – spiega – avevo voglia di un po’ di distacco e ironia per dire le cose in maniera più diretta. L’entrata in gioco delle statue viene da lontano, mi sono ispirato al film di Alain Tanner ‘Jonas che avrà 20 anni nel 2000’ con la statua di Jaean-Jacques Rousseau che parla”. Insieme a queste presenze accompagnate da effetti speciali, ci sono personaggi “strambi ma veri – prosegue – ben caratterizzati, ognuno con la sua storia, le sue manie, le sue scelte, le sue capacità”. Diana Rigamonti (Rohrwacher) è una giovane artista sognatrice e squattrinata che nota cose a cui nessuno fa caso “con un accento veneto – sostiene Rohrwacher – di un nord molto appenninico”.

L’attrice viene scelta per “la sua comicità nascosta” da Soldini che la vuole con lui “per la terza volta” ma in questo ruolo l’ha pensata con “un look diverso che rovesciasse la sua solita immagine di biondina problematica”. Lo stesso procedimento avviene per il film in generale, volutamente più leggero rispetto al cinema cui Soldini ha abituato. “Avevo voglia di cambiare tono – afferma nelle note di regia – di tornare alla leggerezza, all’ironia e di pensare ad una storia ariosa e corale. Per un po’ ho accarezzato l’idea di fare del mio nono film addirittura una specie di musical”. Ma poi prevale “un’altra esigenza: parlare di questo paese sempre più melmoso e corrotto – continua – dov’è sempre più dura abitare e vivere a causa della volgarità imperante, del cattivo gusto, della furbizia, della politica e delle notizie che ogni giorno ci tocca leggere sui giornali”.

“Mi ha fatto partire il voler volare: il personaggio della cicogna dà lo sguardo dall’alto al film, sopra le notizie di tutti i giorni, sopra la volgarità imperante”. Così Silvio Soldini ha parlato del suo ultimo film ”Il comandante e la cicogna’, in sale dal 18 ottobre, presentandolo a Roma al Cinema Moderno – The Space. Su quanto lo abbia influenzato l’attualità il regista di ‘Pane e tulipani’ spiega: “Sarebbe venuto fuori un film grottesco ma abbiamo cercato qualcosa di più lieve. L’avvocato Malaffano rappresenta questo ma l’interesse era verso i personaggio più puri che si stanno perdendo sempre di più”. Quindi gli scandali sono “un paesaggio” che fa da sfondo alla vicenda. “Magari la realtà assomigliasse al film”, interviene Claudia Gerini, fasciata da un tubino cortissimo di pelle nera ed entusiasta per il suo ruolo di fantasma nel film. E la sceneggiatrice Doriana Leondeff, da 17 anni coautrice di Soldini, si è detta mentre scartabellava tra gli scritti di Garibaldi, “La tradizione in questo paese è proprio consolidata”.

“Difficile” è l’aggettivo che usa Luca Zingaretti quando spiega come ha trovato “la cifra stilistica giusta in un film in cui parlano le statue” alle ricerca di “un piano traslato”. “Bisognava stare attenti – aggiunge – alla storia che racconti. Ci siamo ritrovati a sorridere delle nostre scelte. Mi è piaciuto il modo in cui abbiamo rappresentato il degrado con una chiave di lettura amara seppur sorridente”. “L’avvocato Malaffano – sostiene Soldini – è ispirato alle pagine dei giornali, ai personaggi che troppo spesso le popolano e il cui unico vero interesse è quello di fregare il prossimo e lo stato”. Amanzio Zosulich (un esilarante Battiston invecchiato) ha trovato il modo di vivere senza lavorare e combatte una personale crociata contro la barbarie del mondo: fa il sensibilizzatore. “Un personaggio – spiega Battiston – che esiste, viene dall’est ed è un moralizzatore” con tutte le storture che il caso può comportare.

“Al contrario delle altre mie due commedie, ‘Pane e tulipani’ e ‘Agata e la tempesta’ – ha aggiunto Soldini – questo è un film che sento molto legato al momento storico che stiamo vivendo, alla realtà. Ma al tempo stesso è ancora più surreale, magico, più aereo”. Lo definisce “il film più difficile che ha fatto” perché “occorreva far coesistere l’anima più surreale e fantastica, quella più reale e purtroppo attuale”. Durante le riprese e il montaggio ci sono state continue insidie e complicazioni. Ogni attore ha lasciato Soldini sorpreso e stupito (“la spinta a fare un film corale ha a che fare con questo piacere, tanti attori e personaggi diversi”) e ha costruito i ruoli insieme agli interpreti, tra cui svettano Valerio Mastandrea, idraulico innamorato dei suoi figli, inedito napoletano, e Giuseppe Battiston.

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