Attore di prosa, cinema e televisione, è stato uno dei "padri" del teatro del nostro Paese. Il suo racconto al ministero della Cultura
Mauro Carbonoli, uno dei “padri” del teatro italiano, attore di prosa, cinema e televisione, tra i più stimati organizzatori e direttori teatrali, ha presentato questa mattina al ministero della Cultura, a Roma, “Anche a dispetto di Amleto. Cinquant’anni di teatro e altro“. Un volume che ripercorre la sua storia, quella dello spettacolo italiano ma soprattutto del Paese. “E’ la storia della mia vita ma è la storia dell’Italia”, ha raccontato a margine della presentazione a cui hanno partecipato Domenico Barbuto, segretario generale AGIS, Andrea Porcheddu, critico teatrale, giornalista e dramaturg del Teatro Stabile di Genova, Marco Giorgetti, direttore generale della Fondazione Teatro della Toscana, Lorenzo Scarpellini, già segretario generale AGIS e Monica Guerritore.
“E’ la storia di settant’anni d’Italia teatrale immersa nella sua storia, nella sua pace, nella sua ricostruzione. E’ quello che un uomo di 94 anni come me ricorda del suo Paese attraverso la sua passione, il teatro ma anche attraverso quella che è la vita di tutti i giorni”, ha raccontato Carbonoli. “Sono molto felice di essere qui”, ha aggiunto Monica Guerritore, attrice di cinema e teatro. “Mauro Carbonoli è stato il pilastro sul quale io sono diventata quella che sono. E anche molto del teatro italiano che il pubblico conosce è diventato grazie a lui quello che è. Un uomo che ha messo insieme una rete che permetteva ai teatri di tutta Italia di avere una distribuzione varia e continua di tutte le compagnie. Questa è stata una cosa che lui ha portato avanti e sulle quali ci siamo affidate e che manca enormemente”.
“Questa di oggi non è l’Italia che mi aspettavo”, ha poi spiegato con un po’ di rammarico Carbonoli. “Ha corso in tante cose, è andata lenta in altre. Per quello che riguarda la cultura e in particolare lo spettacolo, il teatro, l’Italia ha corso poco perchè c’è stata poca attenzione da parte delo Stato per la cultura e soprattutto per il teatro. A fare la differenza nella storia del teatro sono sicuramente Silvio d’Amico e paolo Grassi nella storia del Paese non ne vedo uno da solo tutti insieme in un palazzo e cioè al Quirinale”, ha detto ancora.
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