Partito dal PalaAlpitour di Torino il nuovo tour del cantante
Ha scelto di cominciare dal Pala Alpitour di Torino il suo nuovo tour, Marco Mengoni, perché "dobbiamo sempre partire dalle cose che ci fanno più paura e Torino è una delle città che mi mette più paura – ha spiegato l'artista – Perché ogni volta che entro nel palazzetto è sempre diverso, mi sembra sempre più grande e il palco sempre più piccolo". Anche se, ammette poi, "quest'anno ho pensato che fossimo più in equilibrio, perché anche il palco è abbastanza imponente". Il tour di Mengoni, cominciato ieri sera con un sold out e a cui seguirà un tour in Italia ed Europa da qui a dicembre, è anche un capolavoro di tecnologia: ci sono schermi sospesi che si distaccano e riassemblano più volte in forme e posizioni diverse all'interno del palazzetto stesso, sui quali vengono proiettati continuamente video e immagini dal forte impatto visivo. Non solo: a un certo punto, è Mengoni stesso a 'prendere il volo' grazie ad alcuni cavi dal palco principale verso uno più piccolo posto esattamente al centro del pubblico, perché "sentivo l'esigenza di essere più vicino al pubblico. Ho visto i concerti degli altri che avevano degli escamotage per essere più vicini al centro".
L'emozione di sorvolare il suo pubblico è la parte che più ama del concerto, come ha raccontato: "Mi emoziono a essere sospeso e guardare le persone sotto di me, alcuni hanno fatto file per ore e dormito nei sacchi a pelo fuori dal palazzetto per prendere i primi posti, quindi il momento più emozionante è proprio vedere quel ben di dio che avrò sotto: qui a Torino è davvero un bell'oceano". Subito prima di esibirsi sul palco, Mengoni ha incontrato una trentina di giornalisti: tutti seduti intorno a un tavolo, come vecchi amici, per una chiacchierata informale e per stemperare un po' di tensione. Mengoni, in felpa e pantaloni della tuta (ma sul palco sarà elegantissimo si cambierà ben tre volte), ha lasciato da parte il suo aspetto apparentemente schivo e tenebroso e ha svelato anche un lato ironico, schietto, divertente. Tanti sono stati i temi toccati durante la round table. Partendo dalla scaletta: 24 brani che vanno dai grandissimi successi come 'Ti ho voluto bene veramente', che apre il concerto, 'Parole in circolo', 'L'essenziale' , 'Non passerai', 'Pronto a correre', 'In un giorno qualunque', ma soprattutto 'Esseri umani'.
Prima di eseguire il brano, la voce di Mengoni commuove il pubblico, mentre legge una sorta di 'manifesto' di quelle che sono le 'verità' del cantante. "Credo nei diritti uguali per tutti, e in chi lotta per i diritti degli altri. Credo nella famiglia che non ti giudica – dichiara il cantante – perché questa è l'unica definizione di famiglia possibile. Credo nella forza e nell'amore, credo al coraggio di essere umani". La scelta dei brani e della scaletta non è mai facile, anzi, è sempre "difficile fare delle scalette e mettere tutti i pezzi, perché man mano che si va avanti, i dischi e i pezzi cominciano a essere di più. Io ho semplicemente preso i pezzi che istintivamente mi sembrano più giusti per questo tour". E aggiunge: "Farò di più finché il mio team e la tecnologia cresceranno con me. Quando non potrò più mettere la mia creatività, cambiare o dare una parte di me, non avrò più niente da dire e da fare, mi ritirerò". Quando accadrà? "Prima del 2020 mi sarò ritirato", risponde scherzando a un giornalista. Doveroso poi, vista la loro recente scomparsa, un commento su David Bowie e Prince, che spesso Mengoni omaggia nei suoi concerti. "Prince e Bowie sono stati due maestri, ascoltandoli e cercando di 'emularli' ho sempre cercato di rendere loro omaggio – spiega – abbiamo già fatto pezzi loro anche nei tour passati. E' stata una notizia brutta, ho cominciato il tour ed è venuto a mancare Prince, uno dei miei idoli". Non era previsto dalla scaletta, ma l'ultimo brano, dopo la struggente 'Guerriero', è stato proprio 'Kiss', l'intramontabile successo di Prince. Perché, come ha spiegato lo stesso Mengoni, voglio che i miei concerti siano "una corsa contro il tempo, che non cali mai la tensione". In questo, 'Kiss' è stata decisamente la scelta migliore.
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