Intervista a tutto campo con il rocker su politica e arte: "La musica italiana è brutta fotocopia"

"Non li dimostro 67 anni, vero?". Si apre con questa domanda l'incontro con un inaspettatamente vanitoso Pino Scotto, rocker italiano classe 1949 che, con l'uscita del nuovo album 'Live for a dream', mostra una grande voglia di raccontarsi. Ma di musica, in questa intervista, si è parlato poco: troppi argomenti hanno avuto il sopravvento sulla promozione dell'album. Senza peli sulla lingua, senza timore di nessuno, con un'umiltà riscontrata raramente nei suoi colleghi, Scotto ci parla di politica, di migranti, di vita in fabbrica. Ma anche di speranza, che per lui risponde a un simbolo, le cinque stelle dei grillini.

Doveroso cominciare parlando però dell'album, che contiene 16 brani live e due inediti. Tra questi, 'Don't touch the kids', che parla proprio di abusi sui bambini. "Lo grido sempre sui palchi e in tv da anni: i bambini non si toccano – e qui Scotto si 'infervora' per la prima volta: il tema, si vede, gli sta molto a cuore – bisogna dare loro la possibilità di essere bambini, di giocare, di divertirsi. I bimbi vanno protetti perché poi, purtroppo, quando cresceranno si scontreranno anche loro con questa brutta realtà che è la vita. La storia ci sta dimostrando sempre di più che la razza umana fa schifo". Disilluso, ma non ignavo: Scotto si impegna in prima persona a cambiare le brutture del mondo, anche se, riconosce "quello che faccio è solo una goccia nell'oceano".

"Faccio parte di Rainbow Projects insieme alla psicologa Caterina Vetro. Aiutiamo i bambini in tante parti del mondo, come il Belize, la Cambogia, l'ultimo intervento l'abbiamo fatto in Guatemala, dove c'è una delle più grandi discariche dello Stato e i bambini ci lavorano dentro, nella spazzatura, tutto il giorno. Noi abbiamo creato una piccola clinica che dà il primo soccorso ai piccoli, con dottori che arrivano da Guatemala City per curare i bambini gratis". Il messaggio a darsi una 'svegliata', per Scotto, ha anche un destinatario preciso: "Parlo al Vaticano – spiega il rocker – che fa solo un sacco di chiacchiere, ma potrebbe fare davvero tantissimo. I bambini sono tutti figli nostri, dobbiamo impegnarci a proteggerli".

Lui non accetta, infatti, chi parla ma poi resta con le mani in mano, senza opporsi in prima persona alla cattiveria. "Mio nonno, che ha fatto la guerra e di cattiveria umana ne aveva vista parecchia, mi diceva sempre una frase in napoletano: 'Sta gentemmerda, lo sanno che poi vanno a murì?' – racconta il cantante – E aveva ragione: se la gente capisse che siamo tutti di passaggio, cercherebbe di fare qualcosa di buono nella vita. Aiutiamo gli altri che hanno bisogno, magari domani avremo bisogno noi. Invece la razza umana pensa solo al proprio giardino". E qui emerge un altro lato inaspettato del rocker: parlando di morte, viene spontaneo chiedergli se creda in Dio. "Sì, non sono uno che va in Chiesa, però prego – racconta – Se mi dimentico di pregare perché ho passato una notte di 'quelle', il giorno dopo prego il doppio. Mi fa bene", anche se l'incontro che davvero l'ha cambiato è stato con il Dalai Lama. Poche parole, fortissime emozioni. "Ho chiesto al Dalai Lama chi fosse Dio. Lui mi ha preso la faccia tra le mani – e ancora mi vengono i brividi – e mi ha detto 'Dio sei tu, e sono anche io. Siamo noi, siamo tutti gli esseri umani che vivono con compassione, amore e saggezza – rivela – Me l'ha spiegato in tre parole, ma la gente non l'ha capito in mille anni. Si ammazzano in nome di Dio, di Allah, ma quale Dio permetterebbe che si sgozzino dei bambini in suo nome? Vorrei gridare a tutti di fare pace col cervello una volta per tutte".

Riflessioni, le sue, che arrivano in un momento geopolitico particolarmente difficile: è di martedì l'ennesima notizia di una tragedia avvenuta nel Mediterraneo, dove hanno perso la vita 200 somali che cercavano di arrivare nel nostro Paese. "La cosa che mi fa arrabbiare è che una soluzione ci sarebbe – dice perentorio – Per non obbligarli a mettersi su gommoni gestiti da mafiosi, basterebbe creare del lavoro dove sono loro, aiutarli sul territorio. Invece la Merkel, Renzi, la Comunità Europea, gli Stati Uniti continuano con il loro bla bla bla… tutte chiacchiere. Dietro c'è sempre il loro interesse". L'invettiva non si ferma qui: "Nel nostro Paese ci sono dei ragazzi che non hanno un futuro, non possono crearsi una famiglia perché non trovano lavoro – continua Scotto – ma ai politici non gliene fotte niente, sono tutti uguali, non ce n'è uno meglio degli altri".

Con una eccezione: "Appoggio Beppe Grillo da tempo. L'anno scorso sono andato al Circo Massimo con Edoardo Bennato per i Cinque Stelle. Non ho fiducia in loro perché Grillo mi ha rincretinito, ma ho visto che questi ragazzi, appena entrati in Parlamento, si sono dimezzati lo stipendio, i soldi dei loro vitalizi li hanno dati alle piccole imprese, e questa cosa, prima, non l'aveva mai fatta nessuno – spiega – gli altri politici, invece, si aumentano lo stipendio da un giorno all'altro. Dovrebbero lavorare per i cittadini ma pensano solo a come fotterci. I ragazzi non cercano più nemmeno un lavoro,e anche i pensionati sono costretti a scappare in altri paesi. Renzi dice le stesse cose che ha detto Berlusconi, che dice la Lega… sono tutti uguali. L'abbiamo presa in quel posto da tutti, verdi rossi, gialli, almeno proviamo qualcosa di nuovo". In fatto di disillusione, nel calderone Scotto mette anche i talent show, che "non servono a niente. Il loro ruolo è mandare in analisi migliaia di ragazzi. Io gente come la De Filippi la metterei in galera per 'spaccio di demenza'. Rubano i sogni dei giovani pieni di speranza". 

E anche se per lui la musica italiana è messa "malissimo, perché abbiamo solo copie di fotocopie di brutte copie", Scotto invita i ragazzi che davvero ci credono a non abbandonare i loro sogni. "Io dico sempre ai ragazzi che si mettono a suonare 'Rispettate il vostro strumento, vi salverà la vita'. Con me l'ha fatto. Se non fosse stato per la musica, magari sarei diventato uno spacciatore o un ladro, non ce l'avrei fatta a lavorare 35 anni in fabbrica. Il mio sogno mi ha aiutato a sopravvivere e ancora oggi, a 67 anni, ho lo stesso sogno di quando ne avevo 17. Createvi una passione che vi aiuterà a sopportare questa vita, che si diverte a sbatterti m… in faccia tutti i giorni".

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