Cannes (Francia) 26 mag. (LaPresse) – “Il personaggio che interpreto ha problemi di alcol e droga ed è molto lontano dagli altri ruoli interpretati finora”. Così Orlando Bloom in conferenza stampa oggi al festival di Cannes parla del ruolo interpretato nel film ‘Zulu’ di Jerome Salle che chiude oggi la kermesse cinematografica. “Quando le persone hanno una percezione di te – ha aggiunto – è difficile mostrare qualcos’altro. Sento che questo film segnerà un nuovo capitolo della mia vita” ha detto l’attore, facendo intendere come il grande pubblico continuasse a legare la sua immagine al personaggio di Legolas del ‘Signore degli anelli’, trilogia che lo ha consacrato alla notorietà e a quella dell’innamorato Will Turner nella saga dei ‘Pirati dei Caraibi’.

Il film è un thriller girato nell’Africa del sud ancora sotto l’apartheid e due poliziotti inseguono l’assassino di una giovane adolescente. Percorrono le aree urbane limitrofe a quelle metropolitate, nelle quali abitano solo cittadini non bianchi (neri e indiani) fino ad arrivare alle lussuose ville sul mare. Un’indagine che stravolgerà la vita dei due uomini e li obbligherà a scontrarsi con i loro propri demoni interiori. Per Conrad Kemp il film è riuscito a “scoprire il cuore del Sudafrica”. “Non è un thriller o una storia di vendetta, è un film molto umanista Credo che il film sarà ben accolto in Sudafrica e che la gente si riconoscerà”. Il regista Jerome Salle ha un unico obiettivo quando gira un film ed è quello che “suoni vero”. Per Salle “è essenziale essere autentici nel film. E’ una questione di dettagli: il modo di dire buongiorno o di dire ciao”.

“Per ciascuno di noi – ha detto Bloom – il film è stato un viaggio personale. Jerome era molto aperto ai nostri suggerimenti: ci ha incoraggiato a proporre delle idee e ad assumerci delle responsabilità”. Per Forest Whitaker si tratta del quarto film francese. “Ho notato che c’era una reale differenza rispetto alle produzioni americane” ha detto spiegando come in Francia siano i registi a deternere il potere sul film mentre negli Stati uniti “gli studios sono molto più interventisti”.

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