La procedura coronarica percutanea si è evoluta nell'ultimo decennio 

La procedura coronarica percutanea (Pci) nelle occlusioni coronariche croniche (Cto) si è evoluta nell’ultimo decennio e sta raggiungendo una fase di standardizzazione nella terminologia e nella pratica. Il paziente affetto da Cto, pur con gravi comorbidità e estrema complessità delle lesioni, è trattato con una percentuale di successo superiore al 90%. Tali risultati sono fortemente legati al volume delle procedure del centro e dell’operatore. Queste le conclusioni del congresso chiuso a Napoli dal Gise (Società italiana di cardiologia interventistica) e dedicato interamente a quelle che vengono definite le Cto-Pci. “Parliamo dell’avanguardia dell’interventistica cardiovascolare complessa – ha affermato il presidente del GISE Giuseppe Tarantini – ma l’elevata difficoltà tecnica, il timore di complicanze da parte di operatori meno esperti e l’assenza di strumentazioni adeguate in alcuni laboratori portano ad una grande variabilità nel numero delle CTO-PCI effettuate nelle 267 emodinamiche italiane”.

Il convegno ha riunito gli esperti di interventistica coronarica complessa italiana che, a partire da casi clinici registrati o interventi trasmessi in diretta e discussi interattivamente, hanno esaminato tutti gli aspetti clinici e tecnico-procedurali delle ricanalizzazioni delle occlusioni coronariche croniche. “Le Cto-Pci sono indicate in quasi il 20% dei pazienti affetti da coronaropatia, percentuale che aumenta con l’avanzare dell’età – ha ricordato Tarantini -. Come Gise dobbiamo sempre più attivare percorsi di formazione perché un più ampio numero di persone possa beneficiare di queste procedure interventistiche che richiedono preparazione specifica e training accurati. In Italia nel 2018 ne sono state effettuate 6.158, ma se su tutte le angioplastiche il tasso è del 3,5%, nei 7 centri di eccellenza si arriva al 7%. Consideriamo inoltre che lo scorso anno solo nel 22% dei casi sottoposti a Pci si è indicata la Cto. Le motivazioni sono state principalmente legate alla mancanza di strumenti idonei e a scarsa preparazione ed esperienza”.

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