Roma, 25 mag. (LaPresse) – Vertice a palazzo Chigi nel pomeriggio tra il premier Enrico Letta, il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Un incontro “di ricognizione”, spiegano fonti di palazzo Chigi, durato oltre due ore. Al centro della “corposa” riunione, caratterizzata da “un efficace confronto” tra i membri dell’esecutivo, “l’auspicabile” uscita dell’Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo e le proposte italiane contro la disoccupazione giovanile in vista del vertice Ue di fine giugno. È stato il titolare del Tesoro ad illustrare gli eventuali spazi di manovra “anche in fatto di vicende interne” che deriverebbero dal posizionamento dell’Italia “dalla parte buona della lavagna”, evento cui si guarda “con fiducia”. È toccato, invece, a Letta tracciare un percorso per quel che riguarda le possibili misure da adottare per contrastare la disoccupazione giovanile e da proporre in Europa, dopo che il tema, anche dopo lo scambio di lettere tra il premier italiano e il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, è entrato “ufficialmente” e come “tema centrale” nell’agenda del vertice di fine giugno.

Proprio oggi Letta ha inviato una lettera a Van Rompuy in cui lo ringrazia “per aver accolto la mia proposta di porre al centro dell’agenda del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno prossimi il tema della disoccupazione giovanile”. Ma subito dopo passa all’attacco. Riferendosi alla decisione del Consiglio di stanziare 6 miliardi di euro a favore dell’occupazione giovanile per il periodo 2014-2020, sottolinea: “Si tratta di passi avanti importanti, ma non sufficienti. Vi sono diversi fronti su cui dobbiamo e possiamo fare di più”. E torna a puntare i piedi sui vincoli di bilancio imposti dall’Ue: “E’ necessario riflettere – dice – su come ampliare gli spazi disponibili per le finanze pubbliche nazionali, sfruttando le possibilità offerte dal Patto di stabilità e di crescita”. “Ad esempio – spiega – facendo seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2013, è necessario riconoscere per gli Stati che si trovano nella parte preventiva del Patto la possibilità di beneficiare di reali margini di flessibilità per investimenti volti alla promozione dell’occupazione. Questi interventi devono, ovviamente, essere parte di un quadro complessivo di riforme nel contesto del semestre europeo”.

“Dobbiamo inoltre – prosegue Letta – mobilitare tutte le fonti di finanziamento possibili a livello europeo e in particolare accelerare le fasi preparatorie della nuova iniziativa per l’occupazione giovanile in modo da poter procedere con l’erogazione dei primi finanziamenti già all’inizio del 2014. Infatti, se abbiamo la possibilità di concentrare i 6 miliardi di euro nella primissima fase del nuovo ciclo di bilancio, potremo valutare sulla base dei risultati raggiunti se e come aumentare la dotazione finanziaria”.

“La lotta alla disoccupazione giovanile – sottolinea il premier – rappresenta la sfida prioritaria, per l’Italia e per l’Europa. In Italia oltre 2,2 milioni di giovani si trovano senza lavoro o senza lavoro e fuori da percorsi formativi. I dati delle recenti previsioni economiche della Commissione dimostrano che il problema della disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli allarmanti praticamente in tutti gli Stati membri. Senza misure straordinarie e mirate non sarà possibile invertire questo trend, aumentando il rischio che la disoccupazione giovanile diventi strutturale”.

“Certo – prosegue – il ritorno ad una crescita capace di generare occupazione giovanile di qualità e sostenibile nel tempo è legato alla capacità dei sistemi nazionali di mantenere finanze pubbliche sane e di adottare riforme strutturali. Ma molto dipende anche dalla cornice offerta dalle politiche dell’Unione. Se le istituzioni europee non si dimostrano capaci di intervenire per risolvere il problema della disoccupazione, finiranno per alimentare sentimenti di frustrazione e risentimento, terreno ideale per la crescita di movimenti populisti ed anti-europeisti”.

“Bisogna stimolare la creazione di un vero mercato del lavoro europeo, rimuovendo le barriere che ancora impediscono la fluidità della libera circolazione dei lavoratori, anche mediante nuove iniziative legislative da parte della Commissione, rafforzare il sistema Eures e migliorare il coordinamento tra i servizi pubblici per l’impiego nazionali. E’ necessario investire in uno statuto europeo dell’apprendistato, sulla base di un quadro comune di qualità”.

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