Il premier è intervenuto all'assemblea del Pd. Speranza: Non si può rinunciare a stepchild adoption

La dritta sulle unioni civili, che il Pd aspettava dal suo segretario, è arrivata, puntuale, all'assemblea nazionale del partito. "Siamo a un bivio", ammette Matteo Renzi, e indica "due strade": "sperare che il M5s non abbia la sindrome di Lucy" e non tolga il consenso all'ultimo oppure "tentare un accordo nella maggioranza di governo con un emendamento su cui eventualmente mettere la fiducia". L'assunto di base è uno ed è già stato anticipato dal ministro Maria Elena Boschi venerdì a Bologna: "Al Senato il Pd non ha i numeri".

Anche se la scelta sul da farsi è rimandata alla decisione del gruppo dei senatori Pd, che si riunirà domani alle 20 con lo stesso Renzi in qualità di segretario, la direzione è quella dell'accordo con Ap. Accordo a cui, da sabato, lavora anche il ministro Beatrice Lorenzin. L'agnello sacrificale sulla strada dell'accordo è la stepchild adoption. Tutto da vedere, però, quanto il Pd riuscirà a strappare ad Ap a fronte di una possibile legge ad hoc sul divieto all'utero in affitto anche all'estero.

Matteo Renzi risponde anche a Roberto Speranza che gli aveva chiesto sulle unioni civili lo stesso impegno dimostrato per il Jobs act. Renzi si appella al Senato e alla Camera e invita il suo partito a "essere pronti a usare tutti gli strumenti legislativi e regolamentari con la stessa intensità e la stessa tenacia usata per la legge elettorale, la riforma costituzionale, la riforma della pubblica amministrazione e la riforma del mercato del lavoro".

Cade nel vuoto invece l'appello del Cinquestelle Luigi Di Maio che in una trasmissione tv si rivolge direttamente al premier: "Faccio un appello a Renzi, noi M5S sulle unioni civili ci siamo al cento per cento". E precisa: "Noi non vogliamo votare il 'canguro' che è un'autostrada verso la dittatura". Ma la conferma che la strada sia ormai tracciata si ha dalle parole del capogruppo alla Camera Ettore Rosato, secondo cui "non ci sono elementi perché le parole di oggi (dei Cinquestelle) siano più credibili di quelle di ieri". Dello stesso avviso il capogruppo dei senatori Luigi Zanda: "Da capogruppo dico che occorre mantenere l'impianto della legge quanto più intatto possibile perché è una legge che si tiene. Poi c'è la politica e i delicati numeri al Senato". Ancora più chiaro il padre dell'emendamento 'canguro' Andrea Marcucci: "Una legge che non è come tante altre, non può rimanere ostaggio della confusione del M5S. Pd andrà fino in fondo per avere le unioni civili".

Di tutt'altro avviso invece la minoranza Dem. "Se l'accordo di governo significa rinunciare alla stepchild adoption – dice Roberto Speranza – io sono contrario". Mentre il senatore Federico Fornaro sottolinea che "i Cinquestelle hanno posto un problema sulle procedure ma hanno ribadito pubblicamente il sostegno al testo Cirinnà così come è entrato nell'aula del Senato. Credo che sia ancora percorribile la strada di andare fuori dalla maggioranza di governo".

Una sintesi la offre Francesco Verducci, 'giovane turco' ed esponente di Rifare l'Italia la corrente più vicina al presidente Matteo Orfini. "Noi martedì – spiega Verducci – chiederemo che il Pd resti unito sull'impostazione che tiene insieme unioni civili e adozioni. E proponiamo un intervento ad hoc contro l'utero in affitto. Questa è la nostra proposta di mediazione. Se poi l'assemblea decide per l'accordo di maggioranza su di un maxiemendamento su cui porre eventualmente la fiducia, ci adeguiamo alla maggioranza". Le associazioni Lgbti, ricevute da Renzi e Boschi, chiedono invece che la stepchild adoption  – messa a rischio da un accordo con Ap – non sia stralciata in quanto "cuore della legge". Bisogna vedere quanto il Pd riuscirà a ottenere dagli alleati di governo (Ncd e Udc) che per altro hanno già ottenuto diverse nomine nell'esecutivo.

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