Roma, 2 lug. (LaPresse) – Il mondo della politica si divide sullo sciopero della fame del sottosegretario Ivan Scalfarotto, iniziato tre giorni fa per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei diritti civili e delle unioni omosessuali e annunciato dal parlamentare oggi con un post sul suo blog che si intitola ‘Il tempo non basta più’. “Ho deciso di sospendere l’assunzione di cibo – comunica il parlamentare dem – fino a quando non avremo una certezza sulla data della cessazione di questa grave violazione dei diritti umani che si consuma nel nostro Paese“.

Quasi unanime l’appoggio del Pd all’atto dimostrativo di Scalfarotto mentre da Fi e Sel arrivano critiche. Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera e deputato del Pd, si schiera senza se e senza ma al fianco del sottosegretario dem: “Sono convintamente al fianco di Scalfarotto, la politica non arretri nel prendere le decisioni – commenta -. L’iniziativa non violenta di Scalfarotto – aggiunge – ha il grande valore di riportare tutti alle proprie responsabilità. E’ inaccettabile che, mentre in tutto il mondo si agisce con decisioni di portata storica (vedi il referendum irlandese e la sentenza della Corte Suprema degli Usa), per garantire in modo pieno i diritti e l’uguaglianza, in Italia ci si rifugi nel teatrino e nella palude dei giochetti parlamentari per non assumersi le responsabilità delle decisioni”. “Che sia la legge elettorale, il fine vita o le unioni civili – conclude Giachetti – la politica continua a scegliere di arretrare lasciando che il proprio compito sia svolto dalla magistratura. Condivido la battaglia di Scalfarotto e sono convintamente al suo fianco”.

“Quando ho letto che Ivan Scalfarotto ha cominciato lo sciopero della fame per chiedere l’approvazione in tempi certi della legge sulle unioni civili, mi è venuto lo sconforto”, commenta Anna Paola Concia, ex parlamentare dem e attualmente componente della direzione nazionale Pd, che rivolge un appello ai politici che definisce ‘progressisti’: “Mobilitatevi come vi siete mobilitati per altre battaglie. Ricordatevi tutti, cari progressisti, che se questa legge si impantana come altre volte, la responsabilità sarà anche vostra”.

Tenta di far cambiare idea al sottosegretario, invece, Giovanni Burtone, deputato del Pd, in disaccordo con la sua iniziativa: “Caro Ivan – scrive – recedi da questa iniziativa dello sciopero della fame. Non è la strada giusta per sollecitare la normativa sulle unioni civili. Sei un esponente istituzionale, un rappresentante del governo e certe iniziative, se pur in buona fede, a mio avviso, non aiutano il raggiungimento della causa”. “Cosa dovrebbero dire, allora – prosegue Burtone -, i tanti lavoratori in mobilità in deroga che ancora attendono che lo Stato paghi loro le indennità del 2014. Non voglio subordinare diritti ad altri diritti, voglio semplicemente dirti che, da rappresentante del governo, sei al posto giusto per continuare in questa battaglia con gli strumenti ordinari senza ricorrere ad iniziative che inaspriscono tensioni e allontanano il traguardo. Io sarò con te per ottenere il riconoscimento delle unioni civili, senza forzature, e immagino che tu sarai con me affinché i titolari di ammortizzatori in deroga ricevano le loro spettanze senza attendere mesi e si trovi il modo di tutelarli anche per il futuro. In ciascun ambito ci sono battaglie di civiltà e a prevalere deve essere il buon senso”.

Apertamente critico verso l’iniziativa di Scalfarotto, il capogruppo di Sel alla Camera, Arturo Scotto. “Non apprezzo lo sciopero della fame del sottosegretario Scalfarotto che protesta perchè la legge sulle unioni civili non va avanti – ha dichiarato su twitter – E’ lui che governa insieme ad Ncd che impedisce la legge. Denunci pubblicamente il ricatto e si dimetta. Sarebbe molto più serio”. Posizione condivisa da Elvira Savino, deputata di Forza Italia: “Un sottosegretario che fa lo sciopero della fame contro la propria maggioranza di Governo è davvero incredibile: la sua azione dimostrativa sarebbe credibile solo se si dimettesse da sottosegretario”. “Qui non si tratta di essere a favore o meno di una proposta di legge – aggiunge Savino – ma è inaccettabile che il delicato ruolo di sottosegretario alle Riforme e ai Rapporti con il Parlamento sia affidato ad uno che, se è vero che fa lo sciopero della fame, non si regge neppure in piedi. Un po’ di serietà: o fa, legittimamente, l’attivista dei diritti civili o fa il sottosegretario, entrambe le cose contemporaneamente no”.

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