Per il vicepremier pentastellato, i finanziamenti della linea Torino-Lione possono essere destinati ad altre infrastrutture sul territorio. Chiamparino: "Le sue parole sono pura propaganda"

La partita del Movimento 5 Stelle al governo si gioca tutta sul Tav. Dopo le polemiche in Puglia sul gasdotto Tap, il vicepremier e capo politico pentastellato Luigi Di Maio non può permettersi di cedere sul treno Torino-Lione (non sull'alta velocità in generale, precisa), su cui il Movimento stesso ha poggiato ben più di una campagna elettorale, sia a livello locale sia nazionale.

Per questo, nel ribadire l'ennesimo 'no' 5 stelle all'opera e nel rinnovare l'appoggio incondizionato al Consiglio comunale di Torino, la cui maggioranza grillina ha votato un testo contrario al progetto, il ministro ha voluto ricordare che la ridiscussione del Tav è inserita nel contratto di governo, deciso e siglato con la Lega. Un monito, dunque, a Matteo Salvini: si prosegua con l'analisi costi e benefici prevista dal programma ma, intanto, l'alleato si prepari a considerare l'idea di dover votare in Parlamento la legge che smentisce l'attuale trattato internazionale sull'opera.

Uno stop al Tav che costerebbe al governo almeno due miliardi euro da restituire a Ue e Francia per le opere preliminari. Un brutto "scherzo" agli equilibri di bilancio su cui lo stesso ministro dell'Economia, Giovanni Tria, si è sentito in dovere di prendere tempo, ribadendo alla Camera che al momento il Mef non dispone della data di chiusura dell'analisi costi-benefici avviata dal ministero dei Trasporti, pertanto in relazione al rischio di perdita dei finanziamenti europei o agli impatti macro dell'intervento sul Pil "è prematuro fare quantificazioni".

A dettare il timing è però Danilo Toninelli: "Per Natale scioglieremo tutte le riserve sul Tav", indica il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, pronto già a discutere dei risultati dell'analisi con l'omologa francese. Un'accelerazione sui tempi sui cui lo stesso Salvini ha frenato: aspettiamo la relazione di esperti ed economisti perché già "sulla Tap ero convinto che i benefici fossero maggiori dei costi. Sulla Tav aspetto di avere altrettante certezze", rassicurando di fatto l'alleato storico Forza Italia, con cui governa Comuni e Regioni (i deputati forzisti hanno inscenato infatti una dura protesta in aula della Camera a favore del Tav). Ma, con una grande manovra di equilibrismo politico, il ministro dell'Interno strizza l'occhio al collega Di Maio ammettendo di voler mantenere gli impegni presi nel contratto di governo. Ed è proprio al Carroccio che il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, e il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, rivolgono l'appello di far prevalere il buonsenso dato che i "5 Stelle stanno cercando in tutti i modi di bloccare l'opera per ragioni politiche".

Nello stallo dell'esecutivo giallo-verde non ci stanno gli operatori economici del territorio che hanno esortato a scendere in piazza sabato 3 novembre a Torino, evocando una nuova marcia dei 40mila: Api e Confindustria Piemonte si dicono molto preoccupati, soprattutto dopo le dichiarazioni del ministro Di Maio secondo cui i soldi risparmiati dai lavori per il Tav saranno "reinvestiti sul territorio per la metro 2 di Torino o in nuovi sistemi di mobilità". Due opere non mutuabili, ricorda Chiamparino, ed entrambe essenziali per lo sviluppo della città e della regione.

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