Roma, 6 lug. (LaPresse) – Risparmi per 26 miliardi di euro in tre anni, che consentono di evitare l’aumento dell’Iva previsto per ottobre. Questo il provvedimento ‘per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati’ varato ieri dal governo dopo un Consiglio dei ministri fiume, che è finito poco prima delle 2. Tra le novità, il taglio di 60 province, la riduzione del 10% dei dipendenti pubblici, la limitazione degli acquisti delle Pubbliche amministrazioni, la riduzione dei trasferimenti agli enti locali e la cancellazione dei fondi per le scuole paritarie. Non verranno toccati, invece, i piccoli ospedali. Tagli che, ha tenuto a precisare il presidente del Consiglio, Mario Monti, non sono lineari ma derivano da una “più complessa, ma strutturalmente più proficua, dell’analisi della struttura della spesa”. Con gli interventi approvati, spiega palazzo Chigi, il risparmio per lo Stato sarà di 4,5 miliardi per il 2012, di 10,5 miliardi per il 2013 e di 11 miliardi per il 2014. “Il primo obiettivo – si legge ancora nella nota della presidenza del Consiglio arrivata a notte fonda – è quello di iscrivere il funzionamento dell’apparato statale entro un quadro razionale di valutazione e programmazione. Secondo obiettivo è la riduzione della spesa non incide in alcun modo sulla quantità di servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni a favore dei cittadini ma mira a migliorarne la qualità e l’efficienza. Infine si punta all’eliminazione degli eccessi di spesa che produrrà una serie di benefici concreti per i cittadini. Permetterà, anzitutto, di evitare l’aumento di due punti percentuali dell’Iva per gli ultimi tre mesi del 2012 e per il primo semestre del 2013”.

Un ‘tesoretto’ che consentirà anche di estendere la clausola di salvaguardia in materia pensionistica prevista dal decreto legge ‘Salva Italia’ ad altri 55mila soggetti, anche se maturano i requisiti per l’accesso al pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011. Sono infine previsti stanziamenti per la ricostruzione delle zone danneggiate dal sisma. Tra le precisazioni del governo, l’intenzione di adottare a breve anche un un terzo provvedimento di spending review che riguarderà le agevolazioni fiscali, la revisione strutturale della spesa e i contributi pubblici sulla base delle analisi effettuate dal professor Giuliano Amato e dal professor Francesco Giavazzi. I risultati ratificati ieri, invece, sono frutto dell’analisi svolta del Commissario straordinario per la spending review, Enrico Bondi.

“All’inizio del nostro mandato – ha spiegato Monti – presi dalle esigenze dell’emergenza e dell’urgenza, abbiamo dovuto fare pesanti interventi di riduzione del disavanzo pubblico, basati più di quanto avremmo voluto sull’aumento delle entrate. Proprio perché abbiamo voluto evitare, l’impostazione semplicistica dei tagli lineari dal lato della spesa. E’ ovvio che l’impostazione che abbiamo scelto (sui tagli alla spesa, ndr) ha richiesto tempi più lunghi, ma ha determinato risultati più soddisfacenti”. Poi la parola è passata al ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, che ha spiegato la riorganizzazione delle province. “Per quanto riguarda le province – ha detto – si delinea un processo che porterà alla soppressione, o all’accoprpamento delle province esistenti entro la fine dell’anno. Se gli enti non rispetteranno le scandenze e non decideranno autonomamente interverrà per legge lo Stato. Questo processo porterà a circa 50 province in tutto. Alle nuove province spetterà solo più la gestione della pianificazione territoriale e la viabilità ed i trasporti. Saranno poi istituite le aree metropolitane, che gestiranno i servizi in rete delle grandi città e dei comuni limitrofi”. I comuni più piccoli sotto i 5mila abitanti, dovranno obbligatoriamente associarsi per le funzioni fondamentali: “non potranno poi più essere creati nuovi enti – ha concluso – e saranno riorganizzate le prefetture e tutti gli uffici decentrati non nei capoluoghi”.

Non ci sarà, invece, il contestato provvedimento di chiusura dei piccoli ospedali. “La sostenibilità del nostro sistema nazionale da un lato e la sua maggiore efficienza e virtuosità – ha spiegato il ministro della Salute, Renato Balduzzi – sono stati i principi di base che hanno guidato l’azione del governo nella revisione della spesa”. Da parte del governo, ha aggiunto Balduzzi, c’è la “previsione di una rimodulazione dei contratti in essere in una logica di individuazione di prezzi di riferimento in modo da orientare le aziende stesse a ridurre quelle differenze significative di prezzi corrisposti per beni e servizi”. Il governo, infatti, deve “prevedere una puntuale e incisiva razionalizzazione della rete ospedaliera, che trova i suoi capisaldi nella riduzione dei posti letto accreditati e nella verifica stringente da parte delle Regioni e delle Province autonome della funzionalità delle piccole strutture pubbliche. Dunque nessuna chiusura da Roma dei cosiddetti piccoli ospedali per decreto – ha aconcluso il ministro – ma previsione obbligatoria della razionalizzazione della rete ospedaliera per chi non l’abbia già fatto”.

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