Venezia, 13 nov. (LaPresse) – “Da qualsiasi parte la si prenda questa storia del numero chiuso per l’accesso all’Università è un pasticcio, ma anche un segnale di poco rispetto per gli studenti e le loro famiglie. Da mesi il ministro Giannini, come da me richiesto da almeno un anno, assicura che sarà abolito. Anche stavolta però pare che alle parole non si riesca a far seguire i fatti”. Così il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia torna ad intervenire sulla querelle dell’abolizione del numero chiuso per l’accesso a molte facoltà universitarie. Lo spunto è dato dalla sentenza definitiva del Tar del Veneto, che ha accolto il ricorso di una studentessa di Verona, inizialmente esclusa dai test di Logopedia a causa della controversa interpretazione del cosiddetto “bonus maturità”. “Per una motivazione o per un’altra – incalza Zaia – sono oramai migliaia i ricorsi accolti, e i pronunciamenti della giustizia amministrativa suonano come una condanna senza appello di questo sistema farraginoso”.

“Ma è iniqua la scelta di fondo – aggiunge il governatore – perché sbarramenti di questo genere, basati su tutto meno che sul merito, di fatto negano il diritto alla parità d’accesso ai ragazzi e la possibilità a tutti di dimostrare le loro capacità”. “Mesi fa, in piena campagna elettorale – ricorda Zaia – il Ministro Giannini aveva annunciato il parere favorevole all’abolizione e l’attivazione di una commissione tecnica che valutasse diverse modalità, ma non se ne è saputo più nulla e di rinvio in rinvio i maturandi di un altro anno rischiano di dovere studiare alla cieca, senza sapere quale potrà essere il loro futuro. Non esiste – conclude Zaia – al più presto bisogna individuare un metodo basato sulle capacità dimostrate studiando e dando esami entro un periodo congruo, trascorso il quale chi non ha dato buona prova di sé, è fuori. Solo così andranno avanti i più meritevoli”.

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