Il vicepremier ha stemperato le polemiche dicendo di rispettare il lavoro dei magistrati

Nessuna guerra contro la magistratura e nessun golpe giudiziario. Matteo Salvini frena dopo le parole di fuoco verso i giudici per le indagini sul caso della Nave Diciotti. "Io spero che facciano bene e che facciano in fretta. Rispetto il lavoro di tutti, non mi tolgono il sonno e vado avanti a lavorare", ha detto il ministro al Forum Ambrosetti di Cernobbio. La decisione di abbassare i toni è arrivata dopo un incontro notturno con l'altro vicepremier del governo giallo-verde, Luigi Di Maio. Che in seguito su Facebook ha rivelato: "A Salvini ho detto che non deve attaccare i magistrati, perché sono gli stessi che arrestano i corrotti, i mafiosi e gli scafisti". Il leader della Lega, assediato dai giornalisti a margine della convention sul lago di Como, sceglie parole di distensione: "Aspetto con totale rispetto, celerità e curiosità le sentenze e i giudizi che mi riguardano. Sono disposto ad andare a Palermo a piedi a spiegare perché e come sto lavorando per bloccare l'immigrazione clandestina".

A passare per sequestratore, però, Salvini non ci sta. "È una cosa che fa ridere molti, ma siccome non sono al di sopra della legge se sono un sequestratore ne trarrò le conseguenze", garantisce. Alla fine, spiega, a decidere sanno i giudici ma anche gli italiani. Il titolare del Viminale si definisce un esecutore della volontà popolo italiano e assicura che bloccare il traffico di esseri umani "è un mio dovere e commetterei omissione di atti di ufficio se non lo facessi". "Ci sono stati in passato altri ministri indagati, di solito in Italia i politici sono indagati perché rubano – ha sottolineato – io sono indagato perché difendo i confini e la sicurezza degli italiani. Io conto di fare per 5 anni il ministro dell'Interno senza essere considerato un delinquente".

Nessun dubbio sul futuro della Lega: il partito continuerà la sua opera di cambiamento al servizio del Paese: "Le nostre scelte le facciamo a prescindere da questa o quella sentenza". Sul sequestro di 49 milioni di fondi irregolari, confermato dal tribunale del Riesame di Genova dopo il ricorso della Procura, Salvini ribadisce che gli inquirenti "cercano soldi e conti all'estero che non ci sono" e che "riguardano fatti di dieci anni fa". "Possono anche sequestrarmi la giacca e la cravatta, non so cos'altro posso dargli", ha aggiunto, "quello su cui non sono d'accordo è che anche i 10 euro della pensionata, dello studente o della maestra vengano visti come 'sporchi'".

Infine il rilancio sulle elezioni europee attese per il prossimo anno, che per il segretario del Carroccio sono l'ultima occasione per salvare l'Europa che stanno affossando altri, e cioè "i paladini a parole". Lo spirito europeo "lo vogliamo salvare noi", sfida Salvini, stiamo lavorando "per essere il primo gruppo al Parlamento europeo e dimenticare la triste parabola socialista che ha portato disoccupazione e insicurezza".
 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata