Torino, 16 mag. (LaPresse) – “Se possiamo compiacerci del fatto che in 25 anni di vita si sono triplicati i visitatori del Salone, e più che raddoppiati gli espositori, non possiamo non tornare a riflettere su una debolezza di fondo della nostra realtà culturale: in Italia si legge troppo poco”. Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’inaugurazione del Salone del libro di Torino, in un videomessaggio. “Sono meno della metà gli italiani – ha spiegato – che leggono almeno un libro l’anno al di fuori dei loro doveri di studio o di lavoro. E questa – come sappiamo – è una media nazionale, la quota dei lettori scende ancora di più nelle regioni meridionali. Voglio sperare che la dovuta attenzione mediatica sul Salone costituisca uno stimolo per applicarci a contrastare un fenomeno tanto negativo. Lo è di per sé, perché non leggere significa privarsi di una delle principale fonti di piacere e di sviluppo personale”.

“Lo è pure – ha aggiunto – perché costituisce uno svantaggio oggettivo nella vita individuale e collettiva, anche sotto il profilo economico”. “Apprezzo perciò – ha concluso – tutte le iniziative che negli ultimi anni sono venute crescendo per la promozione della lettura e la diffusione del libro”.

“Il Salone del Libro costituisce oggi anche una risposta alle sfide di una crisi economica all’interno della quale anche l’editoria sta soffrendo della generale riduzione dei consumi”, ha affermato ancora il capo dello Stato. “A ciò – ha aggiunto – si accompagna la specifica difficoltà che colpisce la carta stampata. Ma quest’ultima difficoltà può rappresentare anche uno stimolo professionale positivo, in quanto obbliga a rafforzare il ruolo dell’editore, che opera attraverso strumenti scientifici e culturali senza limitarsi alla semplice funzione di stampatore, e così può competere efficacemente con la nuda e cruda immissione in rete di qualunque testo da parte di qualunque soggetto”. “La qualità – e perché no – la godibilità dei contenuti dei libri – ha precisato Napolitano – sarà sempre più decisiva nel determinare il successo di una casa editrice sia sotto il profilo economico sia per la sua capacità di incidere culturalmente. Sappiamo bene che la centralità del lavoro editoriale è sempre stata determinante, lo sarà credo ancora di più in futuro”.

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